martedì 6 agosto 2013

[167°] I POLIGONI DI THIESSEN

La pietra scartata dal costruttore e' diventata testata d'angolo. Il che e' tutto dire.

Via subitissimo agli argomenti del post:

- Postille a "La protezione e riparazione delle strutture
  di cls"
  Un chiarimento dell'Autore sul Piano della Qualita'
- I poligoni di Thiessen
  Come prendere a prestito strumenti da altre discipline
  ricorrendo ad AdB Toolbox ed al Portale Cartografico
  Nazionale
- I saluti di POA
  In ferie con un gadget per i lettori piu' affezionati.


POSTILLE A "LA PROTEZIONE E RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO"
Confesso candidamente che quando ho sentito Marco parlarmi di Piano della Qualita' ho provato smarrimento.

Ma come: l'ennesimo piano? A noi italiani, per giunta! Che neppure sappiamo la differenza tra un piano ed un programma...

Gli ho subito chiesto un chiarimento per i lettori di POA perche' temevo avrebbero chiuso con questo blog.

Ecco il chiarimento ricevuto:

"Il Piano della Qualita' (PQ) è un documento che illustra come l'impresa che eseguirà i lavori intende approcciare la commessa, suddividendo la descrizione per 'processi'. Per le imprese certificate ISO 9001 è un documento usuale. In questi casi il PQ descrive come l'impresa intende applicare il proprio Sistema Qualità alla specifica commessa. Per le imprese non certificate il PQ illustrerà semplicemente le modalità organizzative ed esecutive che verranno seguite durante i lavori. Non serve scrivere dei papiri. Basta inquadrare bene i processi, essere chiari e concisi. Alla fine si deve capire bene come l'impresa intende approcciare il lavoro."

Ho subito capito tutto: (mi vergogno ma) e' l'eterna mia lacuna culturale. E' la mia mancanza di conoscenza di quel mondo che va sotto il nome di Gestione della Qualita'. Sia che si tratti di una azienda, sia che si tratti di uno studio professionale.

E pensare che la gestione della qualita' aziendale entra dappertutto: dalla qualificazione degli esecutori di lavori pubblici (ricordate il vecchio DPR 34/2000?) alla gestione della salute e sicurezza sul lavoro (...ed il recente D. Lgs. 81/2008?).

Purtroppo sono figlio di una formazione universitaria nella quale non c'era spazio per concetti aziendali ad uso dell'ingegnere, a meno che non optasse esplicitamente per un indirizzo manageriale.

Chissa' se e' ancora cosi'.


I POLIGONI DI THIESSEN
Sentite qua: io non ho da insegnare alcunche' a nessuno. Quindi ve la faccio semplice che di piu' non si puo'. Fa caldo, sto sudando, e quindi passarsi un quanto di conoscenza deve essere all'insegna del no-stress.

Vediamo.

I poligoni di Thiessen nascono tradizionalmente per un uso meteorologico. Alle Officine pero' non si butta via niente.

Quindi supponiamo di avere installato da qualche parte un pluviografo. E' piovuto e il pluviografo segna +15 mm di pioggia raccolta.

Ci chiediamo: geograficamente parlando, fino a dove si puo' estendere questo dato? Ovvero, qual'e' la superficie geografica sulla quale si puo' ritenere siano caduti 15 mm di pioggia?

Guardandoci intorno scopriamo pero' che dopo qualche chilometro c'e' un secondo pluviografo, che per la stessa pioggia ha registrato solo +5 mm di pioggia.

Allora?

Allora suddividiamo la superficie geografica che ci interessa in due parti: la parte formata dai punti piu' vicini al primo pluviografo (+15 mm di pioggia), e la seconda parte formata dai punti piu' vicini al secondo pluviografo (+5 mm di pioggia).

A vederlo e' piu' semplice che a dirsi.

L'area d'interesse e' simulata dal rettangolo verde. Il primo pluviografo e' a destra. Il secondo e' a sinistra.

Superficie (verde) sottesa dai due pluviografi


La successiva linea verticale e' la mediana (l'ortogonale nel punto di mezzo) della congiungente i due pluviografi.

I poligoni di Thiessen (qui due rettangoli)


I due rettangoli risultanti sono i due poligoni di Thiessen: ogni punto appartenente ad uno dei due poligoni (rettangoli) di Thiessen e' piu' vicino al suo pluviografo che all'altro pluviografo. Ovviamente i punti della mediana sono equidistanti dai due pluviografi.

Quindi potremmo (ragionevolmente) dire che tutti i punti del poligono di Thiessen di sinistra hanno ricevuto +5 mm di pioggia. Mentre tutti i punti del poligono di Thiessen di destra hanno ricevuto +15 mm di pioggia.

Per chi non e' ingegnere, ma matematico puro, diro' che i punti della mediana hanno ricevuto (+5 +15) / 2 = +10 mm di pioggia.

Se di pluviografi ce ne sono molti, la figura dei poligoni di Thiessen diventa piu' figa:

Esempio con piu' poligoni di Thiessen

Dove ogni segmento e' la mediana di una congiungente due pluviografi. I nostri amici meteorologi chiamano ognuno di questi poligoni di Thiessen col nome di topoieta.

Ed a noi ingegneri col pallino della sismica che ce ne viene?

Bah... il passatempo che segue, per dire.

Disegnamo le regioni d'Italia:

L'Italia e le sue regioni amministrative


Poi prendiamo le zone sismogenetiche del Modello ZS9, disegnamole avendo cura di segnare i baricentri areali (centroidi) delle varie zone:

Le zone sismogenetiche del Modello ZS9

Montiamo le zone sismogenetiche sulle regioni d'Italia:

Regioni, zone sismogenetiche e centroidi

E teniamoci per semplicita' visiva solo l'Italia con i centroidi:

Regioni e centroidi "sismogenetici"

Costruiamo il piu' piccolo involucro "quasi-convesso" che contenga l'Italia e tutti i centroidi (in realta' e' l'unione dei piu' piccoli involucri convessi costruiti separatamente per l'Italia e per i centroidi):

Involucro quasi-convesso d'inviluppo


Prendiamo solo questo involucro convesso e i centroidi...

Involucro quasi-convesso e centroidi sismogenetici

e disegnamo i poligoni di Thiessen:

Finalmente i poligoni di Thiessen per i centroidi

Se montiamo i poligoni di Thiessen sull'Italia possiamo vedere per ogni localita' quale sia il centroide piu' significativo:

Poligoni di Thiessen montati sulle regioni d'Italia

ovvero la zona sismogenetica deputata a essere la piu' influente:

Regioni, zone sismogenetiche e poligoni di Thiessen per l'Italia

Se il caldo non mi uccide vedremo in futuro qualche idea per applicare tutto cio' al Metodo di  Cornell. Ovviamente con la dovuta grazia.

P.S.: di AdB Toolbox ne ho gia' parlato su POA. Lo potete scaricare assieme ai file in formato shape qui usati, direttamente dal Portale Cartografico Nazionale.


I SALUTI DI POA
Si chiude qui il sesto anno di POA (il 1° post!).

E' arrivato il momento di staccare un po', almeno per onorare l'estate.

Ringrazio tutti i lettori, i commentatori, i suggeritori anonimi e quelli occulti. Ringrazio tutti.

Un abbraccio sincero a Marco, se lo merita.

Vi auguro la piena salute, un po' di riposo del guerriero, e quindi di ripartire alla grande con i Vs. progetti.

Le Premiate Officine Antisismiche chiudono per ferie. Si riapre con grandi propositi (e con Marco) il prossimo 15 SETTEMBRE.

Vi aspetto.
Vs. POA

Ah... il gadget: consiste nella serie di puntate su La saldatura di qualita' scritta da Marco Torricelli per POA che sara' inviata subitissimo via posta elettronica in un unico file 'pdf' a tutti i lettori "registrati".

[ 167°] The properties of Thiessen's polygons
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sabato 20 luglio 2013

[166°] LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO - II

Certe volte penso che potrebbe proprio cambiare tutto. E sarebbe un peccato se tutta questa energia ci venisse incontro con uno scoppio, anziche' con un moto laminare.

Via subito a...

LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO (seconda puntata)
Il Piano della Qualita' - di Marco Torricelli

Marco mi aveva promesso un PQ. Ed eccolo puntuale in questa seconda puntata sulla protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo.

PQ sta (ovviamente) per Piano della Qualita': mi pare un interessantissimo esempio, una specie di entry point per tutti coloro che come me vivono questo tipo di approccio alla progettazione come un qualcosa di decisamente nuovo.

Molti progettisti (credo) faticano non poco a trasferire i loro lavori da un piano quasi artistico (o non formale) ad un altro decisamente standard e orientato al controllo.

Potrebbe essere pero' il luogo del connubio tra l'arte del ben progettare e il pragmatismo a volte esasperato del cantiere.

Fate un poi Voi.

Ma mi raccomando: sempre un occhio a bilanciare le (poche) risorse a disposizione.

^   ^   ^

In attesa dell'ultima puntata del vulcanico Marco (ti basta un super grazie?) vi auguro altri 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA

Le altre puntate: 1 - la norma EN 1504


[ 165°] PROTECTION AND REPAIR OF CONCRETE STRUCTURES - 2nd part
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lunedì 1 luglio 2013

[165°] LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO

Lo noto anch'io: sto perdendo colpi. Purtroppo non tutte le ciambelle riescono col buco. Certe volte ci si ritrova solo col buco...

Un pensiero di cuore agli abitanti della Toscana, in attesa di poter raccogliere i dati su quello che sta succedendo li'.

Ma ora vi giro un regalo del solito Marco. Un quanto di conoscenza, in piu'.


LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO (prima puntata)
La norma EN 1504 - di Marco Torricelli

Non so perché, ma la norma EN 1504 mi affascina. Sarà per il suo carattere organico, sarà per la sua completezza. Quello che è certo è che mi sono proprio divertito a studiarla nelle sue parti.
Quella che presenterò qui è una sintesi del piano della norma e un tentativo di predisporre qualche spunto applicativo per la pratica di tutti i giorni. Ma andiamo per ordine.
Per prima cosa diamo un nome alla norma, o meglio alle sue parti.
La serie EN 1504 “Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo - Definizioni, requisiti, controllo di qualità e valutazione della conformità” è costituita da 10 parti e tratta, come indicato dal titolo, della protezione e riparazione di elementi in calcestruzzo (strutturali e non strutturali).
Le parti della norma sono le seguenti:
EN 1504-1 “Definizioni”;
EN 1504-2 “Sistemi di protezione della superficie di calcestruzzo”;
EN 1504-3 “Riparazione strutturale e non strutturale”;
EN 1504-4 “Incollaggio strutturale”;
EN 1504-5 “Iniezione del calcestruzzo”;
EN 1504-6 “Ancoraggio dell’ armatura di acciaio”;
EN 1504-7 “Protezione contro la corrosione delle armature”;
EN 1504-8 “Controllo di qualità e valutazione della conformità”;
EN 1504-9 “Principi generali per l utilizzo dei prodotti e dei sistemi”;
EN 1504-10 “Applicazione in opera di prodotti e sistemi e controllo di qualità dei lavori”.
Se vogliamo iniziare a capirci qualcosa dobbiamo iniziare a leggere la parte 9 (non la parte 1). La prima cosa che ci dice questa norma è che dobbiamo partire col piede giusto e che per farlo è necessario predisporre un progetto degli interventi di protezione e riparazione che andremo ad attuare.
L’iter progettuale è semplice a dirsi, ma un po’ meno a farsi:
  1. Prima di tutto è necessario valutare le condizioni della struttura attraverso anche la sua conoscenza storica sia progettuale che realizzativa, anche per capire come legare il suo stato attuale con l’uso che se n’è fatto nel tempo.
  2. Poi si deve procedere con lo studio delle cause del degrado. Senza questo passaggio non è possibile stabilire l’intervento necessario per la protezione o riparazione.
  3. Poi è la volta di stabilire la strategia manutentiva. E’ possibile ad esempio che si scelga di ricostruire la struttura oppure di rafforzarla. E così via.
  4. Entrando nel vivo del progetto si arriva alla scelta del/i principio/i e del/i metodo/i da cantierizzare. La norma prevede 11 principi (6 riguardano il calcestruzzo e 5 l’acciaio d’armatura) e 43 metodi. I principi rappresentano il fine a cui si vuole tendere (es. “ripristino del calcestruzzo”) mentre i metodi rappresentano gli interventi necessari al soddisfacimento dei relativi principi (es. “spruzzo di calcestruzzo o malta”). Ogni metodo è normato da una parte della EN 1504. Quando si deve progettare un intervento è possibile vengano coinvolti più principi e più metodi contemporaneamente come vedremo nell’esempio più avanti.
  5. Dopo aver stabilito gli interventi da compiere si devono definire i materiali da impiegare e
  6. i requisiti di manutenzione dopo gli interventi di protezione e riparazione.
Et voilà. Il progetto è completo. Facile no? No, non è facile neanche un po’. E’ piuttosto impegnativo e richiede certamente una buona preparazione nel settore del calcestruzzo.
Il progetto dell’intervento infatti deve contenere informazioni al riguardo della
  • preparazione del supporto e dell’armatura;
  • l’applicazione di prodotti e sistemi;
  • il controllo qualità;
  • la manutenzione post intervento.
Per stabilire questi aspetti deve essere utilizzata la parte 10 della norma. In base ai metodi che si vogliono adottare vengono definite le prescrizioni minime riguardanti i punti di cui sopra. In particolare la norma richiede la redazione di un “Piano della Qualità” in cui si deve dare evidenza della corrispondenza tra l’intervento e il progetto. Per il controllo qualità dell’intervento, la norma fornisce chiari e dettagliati riferimenti da applicare nelle varie fasi dell’intervento relativamente a:
  • condizioni del supporto;
  • accettazione die prodotti;
  • esecuzione dell’intervento;
  • condizione finale dell’intervento.
Adesso proviamo a ragionare su un esempio concreto. Prendiamo uno dei tanti condominii che sono nelle nostre città. Di quelli con i balconi tutti sgangherati e con i ferri a vista. Supponiamo, dopo le nostre indagini, di avere scoperto che l’origine del degrado sia lo scarso copriferro associato ai fenomeni di carbonatazione. Supponiamo anche di aver verificato che gli attuali ferri sono insufficienti e anche che la sezione del solaio sia al limite.

Decidiamo allora di seguire i seguenti principi/metodi:
Principio
Metodo
EN
Controllo aree anodiche
Rivestimento attivo dell’armatura
7
Rafforzamento strutturale
Aggiunta di barre annegate in fori preformati o realizzati al trapano
6
Ripristino del calcestruzzo
Spruzzo di calcestruzzo o malta
3
Conservazione o ripristino della passività
Aumento del copriferro con aggiunta di malta o calcestruzzo
3
Protezione contro l’ingresso
Impregnazione
2

Il progetto dunque si baserà su questi principi/metodi. Andremo poi a prescrivere prodotti conformemente alle norme EN 1504 di pertinenza (parti 7, 6, 3, 2). In particolare si ricorda che tali prodotti devono essere marcati CE.
La preparazione del substrato dovrà essere conforme al prospetto 2 della EN 1504-10 e in particolare prevedere la rimozione del calcestruzzo ammalorato e la successiva pulizia della superficie. Anche i ferri devono essere puliti (sui metodi di pulizia si veda sempre la parte 10 della norma). Dovranno essere date indicazioni sull’applicazione dei prodotti passivanti sulle barre di armatura e sul getto del calcestruzzo secondo il prospetto 3 della norma 1504-10. Infine dovrà essere preparato un piano dei controlli per monitorare l’intervento conformemente al prospetto 4 della norma EN 1504-10. Tale piano, volendo rispettare appieno la norma, sarà parecchio oneroso.
Nella prossima puntata si cercherà di affinare un esempio di Piano della Qualità e di un Piano dei controlli sulla base dell’esempio appena esposto.

^  ^  ^
Come a suo tempo per le saldature, mi pare che Marco abbia aperto un'altra porta su un mondo altrettanto interessante (quanto indispensabile conoscere).

In attesa della prossima puntata (il piano ne prevede tre) non mi resta che dire un grosso grazie a Marco ed a voi augurvi 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA


[ 165°] PROTECTION AND REPAIR OF CONCRETE STRUCTURES
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sabato 1 giugno 2013

[164°] ZIBALDONE DI APPUNTI

POA comes alive... e con questi argomenti:

- zibaldone di appunti
  appunti sparsi sulle ultime cose accadute di interesse per il
  tecnico delle strutture

- semplificazione edilizia in zona sismica:
  Stato vs. Veneto 1-0

  la fine ingloriosa di una legge regionale di semplificazione edilizia
- tra F.E.M. e dwg... ci puo' stare il dxf
  scoprire che il formato dxf e' nient'altro che un linguaggio taggato


ZIBALDONE DI APPUNTI
Mentre qui alle Officine si riassumeva la sentenza del tribunale penale di L'Aquila, in giro per l'Italia accadevano cose interessanti (per i tecnici intendo).

Prima tra tutte sono state finalmente (formalmente) approvate le appendici nazionali agli Eurocodici. Appendici che si attendevano almeno dal 2010, anno in cui le norme tecniche europee avrebbero dovuto entrare in vigore in modo cogente anche nel nostro paese.

Un inciso: a mio modo di vedere gli eurocodici si potevano applicare, eccome. Mica era un dovere per gli stati membri approvare delle appendici nazionali. L'Italia semplicemente non le ha volute per anni.

Ma andiamo oltre.

Il CEN ha emesso una proposta di revisione delle norme EN 14399 sulla bulloneria a serraggio controllato ferma al 2005 (CEN/TC 185), una proposta di revisione della EN 14199 anche questa del 2005 sui micropali (CEN/TC 288), ed una proposta di revisione della EN 12699 del 2000 sui pali battuti (sempre CEN/TC 288).

A dire il vero sarebbero in corso di revisione anche la EN 206-1 sulle specifiche del calcestruzzo risalenti al 2000 (CEN/TC 104) e la EN 197-2 sulla valutazione della conformita' dei cementi ferma al 2000 (CEN/TC 51).

Invece sul versante giuridico e' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale - 1a Serie Speciale del 17 aprile u.s. la sentenza 64/2013 con cui la Corte di Cassazione ha recitato il de profundis alla legge regionale con la quale il Veneto aveva semplificato le procedure di autorizzazione edilizia nelle zone sismiche (in pratica in tutto il territorio regionale).

Come si nota e' un volo d'uccello su alcuni punti importanti che interessano il tecnico delle strutture.

Me li ero giusto appuntati man mano con l'intenzione di parlarne compiutamente nei prossimi post.


SEMPLIFICAZIONE EDILIZIA IN ZONA SISMICA: STATO vs. VENETO 1-0
Non riesco pero' a non spendere due parole subito sulla legge regionale veneta n. 9/2012. (Ne avevo gia' scritto al post 143°.)

Era la legge con cui il Veneto semplificava le procedure burocratiche per le strutture - chiamiamole minori - da realizzarsi in zona sismica, qualunque essa fosse.

Dico era, perche' non esiste piu' nell'ordinamento regionale, spazzata via dal Prof. Gallo & C. della Corte Costituzionale.

La presentazione all'Assemblea legislativa apriva cosi':
"Signor Presidente, colleghi consiglieri,
l’obiettivo della proposta di legge è quello di semplificare le procedure amministrative per la realizzazione in zona sismica delle opere di modesta complessità strutturale, in quanto a dimensioni e semplicità di calcolo. Tali opere potrebbero potenzialmente risultare meno pericolose in caso di cedimento strutturale che dovesse presentarsi nel corso della vita del manufatto.
".

Le motivazioni dell'epurazione giuridica sono abbastanza chiaramente esposte nel (tutto sommato) breve testo della sentenza e sono riconducibili alla stessa operazione di pulizia fatta a suo tempo nei confronti della regione Toscana (sentenza 182/2006) e della regione Molise (sentenza n. 201/2012). Ma se non ricordo male anche il Friuli Venezia Giulia ha avuto sangue dal naso...

A POA pare pero' strano che in quest'ultima pronuncia della Corte di Cassazione non si faccia riferimento all'articolo 93 di un glorioso decreto legislativo (il n. 112/1998) che cosi' dispone:
"Sono mantenute allo Stato le funzioni relative (...) ai criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e alle norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone (...).".

A me pare cosi' lampante il fatto che le regioni dovrebbero desistere dal mettere il naso in questioni strettamente tecniche in materia di strutture che quasi mi verrebbe da dire... stava scritto nelle cose!

Ok, resta il problema vero della semplificazione. Ma questo, per fortuna mia, sara' un prossimo post.


TRA F.E.M. E DWG... CI STA IL DXF
Sono stato a lezione di rilievo topografico dal (l'amico) Geom. Giusto.

Giusto Giusto ha la pazienza di sopportarmi. E' stata la lezione n. 1: rilievo di campagna.

Me ne servirebbero altre... mah, vedremo se non l'ho esaurito.

Cerco di essere un allievo modello... ma spesso mi disperdo... rovisto tra cose che non dovrei...

Cosi' mi capita di scaricare la versione 2008 delle specifiche DXF. E scopro che DXF e' un linguaggio che fa uso di tag, e pure un tantino arcaici (i tag, solo aperti, sono dei banali numeri interi: i group numbers). Praticamente lo stesso concetto di HTML.

Ma dai!

Allora provo.

Creo un file test.dxf nuovo e con un editor (fa da vomitare ma va bene anche notepad) vi scrivo (occorre sostituire ad ogni - un newline):
0-SECTION-2-ENTITIES-0-LINE-8-0-10-0-20-0-11-5-21-0-0-LINE-8-0-10-5-20-0-11-2.5-21-5-0-LINE-8-0-10-2.5-20-5-11-0-21-0-0-ENDSEC-0-EOF

(In grassetto sono i tag, alias group numbers.)

Il file, salvato ed aperto con un visualizzatore dxf, dovrebbe mostrare un triangolo nel piano (x, y) col vertice in basso a sinistra nel punto (0;0).

Tutto qua.

Ma lo trovo un ponte per passare dai numeri di un solutore ad elementi finiti alle figure di un post-processore grafico. Non mi pare cosa di poco conto, se fatta in casa.

Era un quanto che mi mancava. ...Devo un caffe' a Giusto.

^  ^  ^

Lentamente, ma torniamo il blog di sempre.
Vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA

P.S.: l'immagine di testa e' un ritaglio tratto da Wikipedia.

[ 164°] UNSORTED JOTTINGS
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