domenica 19 febbraio 2012

[138°] I TRE LIVELLI DI PROGETTAZIONE DI UN'OPERA PUBBLICA

In quest'epoca di predicatori mediatici di enorme successo (cosi' mi raccontano) non so se faccio bene a tenere ancora aperto questo blog.

Via subito agli argomenti del post:

- i tre livelli di progetto che confondono il professionista
un possibile approccio per risolvere il rischio confusione nei tre livelli di progetto (preliminare, definitivo, esecutivo) di un'opera pubblica
- POA ed il magico Alverman
vernissage alle Premiate per un ciclo di puntate sugli spettri di risposta 


I TRE LIVELLI DI PROGETTO CHE CONFONDONO IL PROFESSIONISTA
Questo lungo inchino ai molti compiti del direttore dei lavori mi suggerisce di rimanere ancora un po' in sorvolo sul (nuovo) Regolamento del Codice dei contratti pubblici.

Di recente infatti ho dovuto riprenderne in mano tutto l'articolato riguardante la progettazione di un'opera pubblica (dall'articolo 14 all'articolo 59).

Ed erano anni che non lo facevo piu', disgustato da questo andazzo tutt'altro che morto, di cambiare le leggi fondamentali a seconda di come tira il vento.

Ma vediamo.

L'argomento 'progettazione' coinvolge qui sia il progettista libero professionista, sia il progettista pubblico dipendente.

Le conclusioni non cambiano neppure nel caso in cui il progettista sia il responsabile generale di progetto, ovvero nel caso abbia solo una responsabilita' specialistica nella filiera (progettista delle strutture, progettista degli impianti elettrici, o fate voi).

La vexata questio e' presto detta: per le opere pubbliche ci sono ben tre livelli di progettazione, generalmente sempre presenti. 

Ebbene: cosa deve produrre il progettista in ciascun livello? 

Con quale sapiente alchimia vi deve suddividere la sua applicazione intellettuale?

Permettetemi come esempio di calarmi nel ruolo di progettista di strutture, che forse e' quello che conosco meno male. 

E' dal 1994 che assistiamo a questa tripartizione:

progetto preliminare, con le indagini di prima approssimazione e con gli studi di prima approssimazione;
progetto definitivo, con le indagini e con gli studi specifici, con i calcoli preliminari delle strutture;
progetto esecutivo, con le indagini e gli studi puntuali e con i calcoli esecutivi.

Mi pare di sentire - come se fosse ancora con noi - Il Turrini su questo tema: "Calcoli preliminari? Definitivi? Ma cosa volete progettare su tre livelli?! Quando avete deciso la struttura, scelto il modello, calcolato gli sforzi interni, ma cos'altro volete fare? Fa presto ad arrivare la fine mese".

Parole sante.

Ma la prassi era ormai una giostra che girava, ed a ogni giro il progettista svelava un po' di piu' la sua creatura, ma sempre partendo dalla 'a' per arrivare di nuovo alla 'z'. Ed ogni volta... dall'inizio sino alla fine.

Tra gli effetti negativi di questo andazzo, oltre ai costi esorbitanti, si era venuto a formare il convincimento che si potesse sviluppare il proprio livello rinviando a quello successivo tutta e sola la responsabilita' professionale.

Mi spiego meglio.

- Caso del progettista pubblico dipendente
Questi era invogliato ad arrivare sino alla progettazione definitiva, lasciando poi tutte le incombenze di quella esecutiva a qualcun altro, con la convinzione che se tutto fosse crollato, la colpa non era che del professionista venuto dopo. Appunto in ossequio al principio di riprogettazione totale ad ogni livello.

- Caso del progettista libero professionista
Questi era a suo volta invogliato a lasciare ogni responsabilita' all'impresa costruttrice mediante stratagemmi decisamente da neolaureati: quali mantenere (illegittimamente) nel capitolato speciale la progettazione dei cementi armati in capo al costruttore, salvo nei casi contrattualmente piu' evoluti (sob!) inventarsi degli ulteriori livelli di verifica strutturale, ma sempre in accollo al costruttore.

Il principio termodinamico che sottintendeva a questo modo di fare era il seguente: io il mio livello di progetto l'ho sviluppato e tu pubblica amministrazione mi paghi, ma se poi l'opera rovina per colpa del calcolo, la responsabilita' e' di quello che viene dopo: costui infatti doveva riprogettare tutto con piu' dettaglio, o quanto meno controllare che tutto fosse correttamente calcolato e previsto.

Per dirla col mio collega Sandro, l'intelligenza che cosi' si dimostrava e' propria dell'anello mancante nella scala evolutiva dell'homo sapiens sapiens.

E questo modo di fare ovviamente non fa onore a chi ha tanto studiato. (Devo dire che per un po' ha blandito anche il sottoscritto.)

Il nuovo Regolamento per fortuna fa chiarezza sulle questioni attinenti alla progettazione. (Strano)

Leggendo il nuovo articolato par di capire che il progetto e' unico e che viaggiando in questa catena di montaggio che lo porta dal livello preliminare, passando per il livello definitivo, sino al livello esecutivo, non va ripensato integralmente con maggior dettaglio, bensi' va integrato, i-n-t-e-g-r-a-t-o, con quelle 'cose' che non valeva la pena di mettere alla scala di livello precedente.

Ecco: forse la nuova immagine che dobbiamo darci della progettazione su tre livelli di un'opera pubblica, e' proprio quella di un progressivo cambio di lente d'ingrandimento, dove ad ogni cambio non viene ricreato il tutto, ma solo si vedono maggiori dettagli.

Ergo? Come deve svilupparsi un progetto di strutture?

Una possibile idea.

Nel progetto preliminare, di strutture non c'e' nulla; pero' vi e' la destinazione d'uso e tutti gli aspetti funzionali. E' qui allora che il progettista definira' le sue azioni, i materiali, le regole tecniche e le norme da applicare.

Nel progetto definitivo, invece, verra' scelto il sistema strutturale resistente: telai piuttosto che setti, plinti piuttosto che platee. E qui verranno pure definite tutte le situazioni di progetto, la scelta del modello di calcolo e fatta l'analisi strutturale. Qui infine si decideranno immutevolmente le sezioni, i ferri d'armatura, gli spessori, la geometria.

Nel progetto esecutivo, infine, si metteranno tutte quelle cose che avrebbero dato solo disturbo se presentate al livello precedente. Quali i dettagli dei collegamenti (chi decide il numero e tipo di bulloni nei Vs. progetti? le lunghezze e gli spessori delle saldature?), l'ordine di esecuzione delle lavorazioni, le particolari prescrizioni esecutive da scrivere nel capitolato speciale, i controlli cui soggiaceranno certe opere.

Un'idea per una rivoluzione copernicana. Sempre sperando che questa terza versione del Regolamento (la prima risale al 1895) sia quella buona.


POA ED IL MAGICO ALVERMAN
Avevo sei anni e come tutti i bambini oggi cinquantenni non me ne perdevo una puntata. Ardevo dalla voglia che questo dispettoso  folletto venisse catturato e ne fosse svelato ogni mistero.

Solo che persi l'ultima puntata.

Un trauma. Ancora oggi. Secondo solo all'esame di Calcolo Automatico delle Strutture.

Ma questo e' un incipit scherzoso per dirvi che ho scoperto la fonte della verita', l'acqua celestina, la Via, la Vita.

Insomma, una lettura che una volta... ehm... letta, vi fara' capire tutto quel che c'e' da capire sugli spettri di risposta.
Senza stress al cerebro.

Il testo e' in inglese e - tempo permettendo - verra' tradotto a puntate qui alle Officine.

Non perdetevele: vorrei fosse un (amorevole) regalo ai lettori di POA.

Vi anticipo solo titolo ed abstract. Autore solo all'ultima puntata, per suspance. (Come per Alverman)

"Tecniche di analisi spettrale nell'ingegneria sismica
[Nell'articolo, N.d.R.] Vengono definiti parecchi tipi di spettri di risposta in uso nei problemi ingegneria sismica e vengono date le relazioni tra questi spettri ed altre grandezze fondamentali quali il metodo energetico ed il metodo dei coefficienti sismici. Viene presentato l'impiego dello spettro di risposta per evidenziare importanti caratteristiche dei terremoti, nonche' viene illustrato mediante dati sperimentali il ruolo dello spettro di risposta nello stabilire i coefficienti sismici per lo studio del comportamento delle strutture. Vengono confrontate varie tecniche per ricavare gli spettri di risposta e viene brevemente descritto un analizzatore elettrico analogico di spettro."

Un unico indizio: l'articolo e' stato presentato alla prima conferenza mondiale di ingegneria sismica, tenutasi a Berkeley in California, nel lontano 1956.

Pionieri. Conviene riandare al loro pensiero, no?

^  ^  ^ 
Molto bene.

Caffe' e post terminato. Spero di lasciarvi con qualche buona 'pulce' in piu' e magari... con una piccola curiosita'.

Ma come sempre, con un augurio di quindici giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA  

[138°] THE THREE LEVELS IN PROJECTING ACTIVITY OF A PUBLIC WORK AND THEIR AMBIGUITY. 
No english version for this post... sorry.

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