domenica 22 dicembre 2013

[172°] URBI ET ORBI ANTISISMICO

L'Incipit

NATALE 2013
Per fortuna sono ancora molte le persone con cui vale la pena scambiare delle opinioni.

Lo dico perche' veramente ci si rende conto che ormai quasi tutte le parole, scritte o parlate, hanno smarrito il loro significato e si sono caricate di una dose di rumore tale che lo stesso loro significato - E' - il rumore.

Chissa', io credo ancora di essere abbastanza sano di mente, ma ormai vedo che sto combattendo contro una depressione montante.

Mi piace vedere il mondo per metafore, ed ora e' come se stessi lavorando su una sorta di... pack, un pack artico, che mi si sta sgretolando via via sotto ai piedi.

Ho voglia io di curare, di mettere in ordine, di aggiustare le cose sulla mia lastra di pack: ma questa mi si sta sgretolando in sempre piu' piccoli frammenti, rendendo inutile ogni mio investimento d'energia.

Toni da tragedia!

Eppure mi par proprio cosi'. E mi son stancato. Di un bel po' di cose...

Tengo duro ma c'e' bisogno di ricaricare le pile. Anche (giustamente) per vedere dove si va a parare.

Questo allora e' il mio obiettivo per il 2014, che ovviamente mi piace condividere qui con i lettori delle Premiate: ridurre le attivita' professionali al minimo di sopravvivenza e ri-dedicare tutto il tempo che se ne libera ai piaceri (oraziani) del vivere.

Per la mia professione questo vuol dire anzitutto:
  • dismettere ad esempio ogni attivita' di collaudo, sia  tecnico amministrativo che statico;
  • riprendere in mano i vecchi studi universitari per vedere finalmente cosa si e' capito, cosa non si e' capito, cosa merita di capire;
  • potare rami secchi: cose che richiedono tanta energia ma che non danno in cambio un solo quanto di conoscenza in piu' (esempio? ma, vi pare che rincorrere cosi' tanto le normative abbia ancora molto senso?).
I grandi capannoni delle Premiate Officine sono ormai vuoti che' tutti sono spariti per le feste.

Il perche' di questo post?

Be', in quest'opera di dismissione m'e' venuto in mente che con l'anno nuovo avrei potuto condividere con i lettori del blog una serie di (mini) puntate su di un un argomento che richiede appunto (a me) una lunga pausa di riflessione: (titolo provvisorio) "i compiti del collaudatore".

E' un'idea per condividere, con chi vorra', i ricordi di una mia esperienza durata dodici anni e che ora vorrei terminasse. Appunto.

Vediamo cosa riesco a metter giu', senza grandi pretese, ma con la consueta divertita serieta' di POA.

Io terminerei qui questo post natalizio. Sinceramente qui alle Officine non abbiamo Misericordina da distribuire. A dire il vero avremmo terminato anche la Speranzina e la Pazientina, a vedere come girano le cose.

Vediamo... be' potrei lasciarvi un po' di statistiche di POA. Sono facili da leggere e almeno quelle, mi danno soddisfazione.

Partono non dalla nascita del blog (luglio 2007) ma dal suo trasferimento sulla piattaforma Blogspot di Google (novembre 2011).

Vi auguro un lieto periodo festivo con chi amate di piu', ma sempre con PGA=0.
Vs. POA

P.S.: un abbraccio speciale a Marco prezioso collaboratore, ed un grazie a Giorgio per le  bellissime foto. Come poi non ricordare con piacere RiBoz il commentatore mutante? E grazie ed arrivederci a tutti gli ospiti del 2013.


I post piu' cliccati di sempre

Le pagine piu' scaricate di sempre

Le parole chiave piu' cercate di sempre

Una panoramica sulle visualizzazioni
[ 172°] URBI ET ORBI WITH PGA=0
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domenica 8 dicembre 2013

[171°] LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO - III

Come promesso e pianificato ecco l'ultima puntata di Marco, la terza, su La protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo.


IL PIANO DEI CONTROLLI - di Marco Torricelli   (terza e ultima puntata)

Gli avevamo chiesto di capire meglio la filosofia della EN 1504 toccando con mano un esempio di piano dei controlli.

Esempio di Piano dei Controlli.

E come al solito gli ho rivolto una domanda di chiarimento:

[POA]
Ho solo bisogno di chiederti una postilla, fin da subito. Come hai fatto a suo tempo per il PQ: potresti chiarire con poche parole che fine fa il capitolato speciale in questo nuovo sistema o modo di procedere che dir si voglia?

Ho quasi l'impressione che il capitolato speciale serva ottimamente agli stessi scopi, ma che sia pero' uno strumento che mostra tutti i suoi anni. 

Tuttavia mi pare un peccato non riconoscerne l'importanza.

Che mi dici?


[MT]
Il capitolato speciale di appalto rimane il testo di riferimento su base progettuale.
Il Piano Qualità e il Piano di controllo devono essere fatti sulla base delle indicazioni contenute nel capitolato.

Voglio dire, per esempio, che i controlli che trovi nel Piano dei Controlli sono quelli che derivano da norme, leggi e capitolato. Il capitolato è sostanzialmente "legge" per la commessa.
Il Piano dei Controlli deve contenere le prescrizioni di legge e di capitolato applicabili ai controlli sulle forniture e sulle lavorazioni.

In maniera sintetica i concetti sono questi. Quindi il capitolato non sparisce ma anzi è il documento principe per stendere il PQ e il PControlli.


Per questo bisogna che il capitolato sia fatto bene ed aggiornato con le ultime normative. Altrimenti lasci adito a dubbi e riserve.


Mi pare illuminante. No?

Ma prima di lasciarvi del tutto metto il link all'ultimo articolo di Marco pubblicato su Edil Tecnico: uno stargate su altrettante chicche...
^   ^   ^

In attesa di scambiarci gli auguri di Natale, un grosso grazie all'Autore di queste puntate e, per tutti, 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA

Le altre puntate: 1 - la norma EN 1504
                            2 - il piano della qualita' 

[ 171°] PROTECTION AND REPAIR OF CONCRETE STRUCTURES - 3rd part
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domenica 3 novembre 2013

[170°] LE STRUTTURE PERIFERICHE DEL MIBAC(T)

Le colonne del Tempio stanno ondeggiando. Meglio andare subito agli argomenti del post.

Ecco:

- chi siamo? il MIBAC
  un viaggio nell'organizzazione periferica del Ministero dei beni
  e delle attivita' culturali e del turismo
- il regime giuridico dei beni culturali ai fini antisismici
  alcune questioni sui rapporti tra O.P.C.M. 3274/03 e beni 
  culturali tutelati
- il manuale 'Chiese'
  il manuale on-line per compilare la scheda di rilievo del danno
  agli edifici di culto tradizionali


CHI SIAMO? IL MIBAC
Addentrarsi nel meandri del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e' come sedersi giu' ad un narghile' gigante e tirare roba buona.

Ci si perde. E non si torna piu'.

Anzi, prima di leggervi questo post, siccome vi voglio bene, guardatevi prima questo comic che parla del Lasciapassare A 38, naturalmente in termini rigorosamente amministrativi... [durata: 10'].

Fatto? Bene. Cominciamo.

Correva il quart'anno della XIII legislatura della repubblica. E fu col primo Governo D'Alema che il governo italiano si diede l'organizzazione che nel bene o male presenta (piu' o meno) ancora oggi.

E gia' l'On. Bertinotti aveva da qualche settimana fatto cadere il primo governo Prodi, perche' non abbastanza di sinistra, che il Presidente Ciampi emanava il decreto legislativo 300/99.

E' appunto questo decreto legislativo 300 che ri-disegna il 'meccanismo' del piu' alto livello amministrativo dell'azienda-stato: il Governo.

In effetti a volerci mettere il naso, si scopre come lo stato desiderava organizzarsi e come voleva funzionare. E pure si scopre come nel corso degli anni seguenti, lotte intestine stile Richelieu, appetiti personali stile Borgia, o crisi finanziarie stile spread, abbiamo allontanato la 'macchina' dall'originario disegno.

Salto tutto. Ovviamente.

Oggi basta l'artico 54-modificato di questo decreto a dire come e' fatto il MIBAC.

A dire il vero l'acronimo e' scorretto, giacche' si chiama ormai Ministero dei Beni e delle Attivita' Culturali e del Turismo. Ma tant'e'.

Lo si puo' saggiare tramite il Web.

Proviamoci.

La homepage del Ministero e' piuttosto interessante e, se si sa gia' come funzionano le cose, pure facile da navigare. Altrimenti auguri.

Ben nascosto sotto la voce di menu' Ministero si riesce a trovare il link all'organizzazione che fortunatamente si chiama Struttura Organizzativa.

Una volta raggiunta la pagina sull'organizzazione, si hanno due alternative: una digressione da paura sull'organigramma, ovvero andare direttamente alla sezione della pagina che elenca gli Organi periferici del Ministero.

E qui finalmente troviamo le Direzioni regionali per i beni architettonici e paesaggistici che ci interessano in questo post.

Ogni regione ne ha una di Direzione, e tra i compiti di queste potentissime unita' organizzative del Ministero, affidate ad un Direttore regionale, troviamo esserci:

  • l'esercizio sulle attivita' degli uffici di cui all'articolo 16 [N.d.POA: le Soprintendenze] (...), dei poteri di direzione, indirizzo, coordinamento, controllo (...);
  • il rilascio del parere di competenza del Ministero, anche in sede di conferenza  di servizi, per gli interventi in ambito regionale, che riguardano le  competenze di piu' soprintendenze di settore;
  • l'adozione, su proposta del soprintendente e previo parere della regione (...) la dichiarazione di notevole interesse pubblico relativamente ai beni paesaggistici, ai sensi dell'articolo 141 del Codice dei beni culturali e paesaggistici.
Ce n'e' che basta, no?

Io sarei polentone quindi clicco su Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, ma ognuno ha il suo link regionale.

Il mio link non porta direttamente alla homepage della Direzione per il Veneto, ma piuttosto nell'anticamera, o meglio, trattandosi di beni culturali, dovrei dire, nel pronao.

Il vero salottino buono della Direzione si trova al sito indicato (per fortuna, stavolta bene) come http://www.veneto.beniculturali.it

Tuttavia neppure il salottino buono mi gusta, perche' il vero soggiorno e' sotto il link La Direzione regionale

Deo gratias.

La paginetta e' abbastanza pulita e gradevole. Almeno questa.

In alto a destra un bel link alla voce Normativa e disposizioni vi porta a spasso per le norme di settore, tra cui si trova la Perla di Labuan: le Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale - allineate al DM 14 gennaio 2008, recante Norme tecniche per le costruzioni

State seduti: il link e' orfano, lo so. Le direttive le trovate qui.

Pero', ascoltatemi, non dovete staccarvi dal narghile'... Promesso?

Se tornate ora indietro alla pagina della vs. La Direzione regionale sempre in alto a destra trovate il link Circolari, probabilmente secondo per difficolta' a trovarsi solo al Santo Graal.

Anche se non siete polentoni, v'invito a cliccarci su e stavolta a concentrarvi  sulla circolare 31 recante Verifiche sismiche del patrimonio culturale - Sintesi normativa e disposizioni correlate.-

Lo so: la circolare tratta di un argomento d'interesse nazionale. Pero' e' rivolta solo ai polentoni.

Questo e' il guaio causato da chi vuole il decentramento, il federalismo, l'otto volante centrifugo delle norme da campanile.

(E credete, questo non e' neppure il peggio.)

Su questa circolare, che si prefigura intrigante al pari delle Cronache di Narnia, POA tornera' nel prossimo post dedicato.
Tuttavia una considerazione:
  • non dovremmo aspettarci da una circolare, per di piu' regionale, nuovi adempimenti a carico dei cittadini;
  • in ossequio al criterio di semplicita' e chiarezza non dovremmo ritrovare cose gia' dette in altri documenti;
  • non dovrebbero essere dettate nuove disposizioni strettamente tecniche.
Fiducioso.

P.S. 1: per completezza di... viaggio lascio anche il link a due delle strutture piu' note a chi si occupa di restauro, tra quelle subordinate alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto: la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna e la Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso.

P.S. 2: come si notera' le denominazioni di questi enti statali fanno chiaramente a pugni tra di loro.


IL REGIME GIURIDICO DEI BENI CULTURALI AI FINI ANTISISMICI
Vi ricordate dove l'avevate letto?

"E' fatto obbligo di procedere a verifica, da effettuarsi a cura dei rispettivi proprietari, ai sensi delle norme di cui ai suddetti allegati, sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalita' durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalita' di protezione civile, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. Le verifiche di cui al presente comma dovranno essere effettuate entro cinque anni dalla data della presente ordinanza e riguardare in via prioritaria edifici ed opere ubicate nelle zone sismiche 1 e 2, secondo quanto definito nell'allegato 1.".

Gia', nella O.P.C.M. 3274, del 2008. Sembra una vita fa.

E ogni volta che rileggo sta benedetta ordinanza vi scopro nuove cose.

"Edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso" non significa solamente edifici che se crollano possono provocare molte vittime, ma anche edifici che se crollano possono causare una perdita grave sotto il profilo dei beni architettonici, o piu' genericamente culturali.

Da qui a scrivere:

"Edifici il cui collasso puo' determinare danni significativi al patrimonio storico, artistico e culturale (quali ad esempio musei, biblioteche, chiese)" nell'Allegato B del decreto 21 ottobre 2003 del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, il passo e' stato veramente breve.

Invece il passo successivo non e' breve: chi l'ha detto che quelli sono proprio tutti i beni vincolati dalle Soprintendenze?

POA proprio non se lo ricorda. Giuro.

E lo dico solo per le poche risorse disponibili.


IL MANUALE 'CHIESE'
Non so per quando ma ho messo in attesa tra le letture il Manuale per la compilazione della scheda di rilievo del danno ai beni culturali - Chiese - Modello A/DC.

Il decreto che lo approva lo si trova in Gazzetta Ufficiale del 2 ottobre 2013 numero 231.

Vi si legge pure:

"AVVERTENZA: Per la consultazione dell’allegato Manuale per la compilazione della scheda per il rilievo del danno ai beni culturali, Chiese (modello A-DC) si rimanda al sito del Dipartimento della protezione civile (http://www.protezionecivile.it), quale unica e certa fonte di diffusione di tale testo.".

@spita!
^  ^  ^

Bene, bene. Potrei dire che in questo post la Cultura mi ha preso la mano.

Mi pare evidente, tuttavia, che semplicita' e chiarezza sono altra cosa. Almeno nel Web.
 
Vi aspetto come sempre tra 15 giorni. Buon lavoro.
Vs. POA


Ehi, vi siete scaricati la serie di puntate su La saldatura di qualita' scritta da Marco Torricelli per POA? E' un regalo per tutti i lettori "registrati".

[ 170°] THE PERIPHERAL OFFICES OF THE MINISTRY OF CULTURAL HERITAGE AND ACTIVITIES AND OF TOURISM
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domenica 29 settembre 2013

[169°] ROMA

So de Roma e mo' tengo pa 'a Roma. Se invece so de Lazio, mo' tengo pa 'a Lazio.

Dopo un'incipit sbadatamente scappato in stile coatto, ecco gli argomenti del post:

- in giro per Roma con gli occhi di un ingegnere
  ...un ingegnere itinerante non vede le stesse cose che 
  vedono gli altri
- azioni eccezionali sugli edifici
  ...tra le azioni da metter in conto c'e' anche il crollo di 
  fabbricato vicino


IN GIRO PER ROMA CON GLI OCCHI DI UN INGEGNERE
C'ero stato per dei mordi-e-fuggi di lavoro. Ma quest'estate ho voluto regalarmi un lungo weekend con la famiglia per girarmela un po'. Sta Roma.

Devo dire che e' proprio una cosa bella che abbiamo qua in Italia.

E capisco per analogia cosa deve aver provato John Ruskin quando scriveva Le pietre di Venezia rapito (cosi' riferiscono le cronache scolastiche) dal gotico veneziano.

Da piu' umile (ingegnere e) blogger nemmeno mi sogno di scrivere le Pietre di Roma, ma devo dire che sono stato rapito dai dettagli di una storia di Architettura che pare un qualcosa di vivente: ecco, quasi m'e' parso di veder commissionare opere e lavorare in cantieri le persone di allora.

Ma vediamo assieme.

Sara' solo una carrellata di osservazioni, nel vero senso del termine, considerato che in pochi giorni di Roma si puo' solo avere un inquadramento topografico.

Una cosa che colpisce e' la stratificazione storica ma anche - spesso - la coesistenza funzionale di piu' corpi di fabbrica tra loro, nonostante gli evidenti problemi di statica da dover superare.

Palazzi che al Vaticano sono a quote d'imposta inverosimili, probabilmente su colmelli (o colli) sovraconsolidati, ma che comunque nessun ingegnere di oggi si sognerebbe di edificare sin sul bordo di scarpata. Lo stesso Palazzo Apostolico (quello dell'Angelus, per intenderci) e' in queste condizioni.

Vaticano - Spigolo del Palazzo Apostolico
Ma anche le stesse mura che lungo Via di Porta Angelica corrono fin all'ingresso dei Musei Vaticani sono un mistero di equilibrio statico: la spinta attiva del terreno pare annullata a monte del paramento subverticale in laterizio. E ce ne sta di carico q0 sopra, a monte...

Non so quanto avrei dato per avere una sezione trasversale del muro. Chissa' cosa avrei visto... terreno sovraconsolidato? cementato ad arte? cunicoli? altri piani sotterranei?

Ma tante sovrapposizioni e accostamenti pongono altri problemi tecnici: ad esempio la soluzione del collegamento tra edifici.

La stessa S. Pietro e' senza soluzione di continuita' con il Colonnato del Bernini: direi che merita morire a Roma solo per vedere de visu come i progettisti di allora ne hanno concepito il collegamento. Mirabile.

S. Pietro - Interfaccia col colonnato

Particolare dell'interfaccia

Io credo basterebbe questo per sconsigliare a chiunque - dotato di un po' di buon senso - dal pretendere la verifica sismica di beni culturali tout-court, cio' che invece e' stato fatto con l'OPCM 3274 e col famigerato (a mio parere) decreto di Bertolaso del 21 ottobre 2003.

Un fenomeno gravitazionale la tiara papale che decora S. Pietro sopra l'orologio di sinistra del Valadier: ma come cavolo fa a stare su!? Se ce l'aveste messa voi, non sarete pressati dal bisogno dopo tanti anni, di una verifica... diciamo dell'equilibrio?

S. Pietro - Spigolo sinistro

S. Pietro - Orologio sinistro

Io ingegnere mi sarei sempre rifiutato di certificarne la stabilita'.

Eppur non si muove.

Ma sempre restando al Vaticano (che e' un bell'esempio di tutto) cosa dire degli edifici in aggregato dell'area dei Musei e del gia' citato Palazzo Apostolico?

Palazzi del Vaticano a destra di S. Pietro

Dan Brown vi ha ambientato Angeli e Demoni ma noi tecnici ci possiamo girare tranquillamente e senza soggezione l'adattamento cinematografico di Edifici in Aggregato, di Reluiss...

L'arcano sarebbe stavolta scovare a chi puo' venir in mente, e soprattutto come, di modellare con FEM sti edifici qua, allo scopo di farne una verifica sismica.

Credo che l'unica via di salvezza sia invocarne la extra territorialita'.

Cosa non darei, tuttavia, per vedere l'animazione (storica) delle varie fasi temporali di realizzazione.

E qui si apre un secondo problema per il tecnico e lo storico: cosa c'e' di vero e cosa c'e' di "falso" nell'apparire dei monumenti e degli edifici?

Ad esempio, l'iscrizione posta sul Colosseo da Pius IX Pont Max puo' considerarsi un "vero storico" oppure un falso d'autore rispetto al monumento sottostante?

Colosseo - Iscrizione dovuta a Pio IX

E che altro dire del Tempio di Antonino e Faustina trasformato da dono del senato romano a Faustina a chiesa cristiana consacrata a S. Lorenzo in Miranda? Un falso deve averlo ritenuto sicuramente Urbano V Pont Max visto che ne asporto' di tutto e di piu' per restaurarsi il Palazzo Laterano...

Foro romano - Tempio di Antonino e Faustina

O cosa avrebbe potuto dire un'improbabile Soprintendenza ai Beni Culturali d'allora allo scempio (perche' questo e') fatto da Pio VII (stavolta) Pontifex Max all'Arco di Tito...

Iscrizione postuma sull'Arco di Tito

A proposito di sto Tito: qua l'ingegnere si chiede che concezione avessero gli antichi Romani delle fondazioni. All'esterno si vede solo un congloremato ben cementato... ma di peso ce n'e' sopra, e credo che le fattezze dell'arco siano qui effettivamente prive di vuoti... Stupefacente.

Foro romano - Arco di Tito - basamento

E da ultimo porto l'esempio - secondo me piu' impressionante di Roma antica -: le Terme dell'Imperatore Caracalla. Dire mirabili sotto l'aspetto architettonico e' dire poco. (E mi sono pure perso i sotterranei, che tali sono stati al visitatore!)

Terme di Caracalle viste con Google Maps

Ma anche qui mi chiedo: quanti di quei laterizi sono originali e coevi al Signor Caracalla?

Terme di Caracalla - Particolare del muro esterno

Insomma: tutto sta nel come si leggono le Carte del Restauro. Basta aver chiare le idee. Il resto si fa.... O forse e' solo questione di potere?

Il messaggio per POA e' stato: fare bene attenzione e molta prudenza a cio' che si legge, specie in materia di descrizioni tecnologiche d'epoca, e soprattutto rifiutare tutto quello che non cita le fonti o non da' spiegazioni scientifiche.

Un ultimo quesito.

Roma ha vissuto i bombardamenti della seconda guerra mondiale e molti edifici sono in realta' ricostruzioni post belliche. Tuttavia molti palazzi restano originari e per questi e' impensabile che i solai siano realizzati in c.a. Devono per forza essere in legno.

Mi chiedo allora: come hanno fatto a conservarsi? visto che a Venezia, ad esempio, le travi d'epoca sono praticamente rosura? Solo una questione di clima?

Ma termino con una testimonianza molto interessante che la dice lunga sulla cultura della prevenzione del rischio sismico o dovrei dire, solo del patimento.

Al Colosseo si trova questa testimonianza, scoperta nei sotterranei e finita li' da chissa' da dove. La traduzione e' cosi' per il turista:

Colosseo - Iscrizione

"Decio Mario Venanzio Basilio, senatore del rango dei clarissimi e illustri, prefetto di Roma, console ordinario, ha restaurato a proprie spese l'arena e il podio distrutti dalla violenza di un terribile terremoto."

Pare che detti lavori siano effettivamente stati fatti tra il 484 e il 508 d.c.

Se Decio mi avesse chiesto una verifica gli avrei categoricamente escluso il danneggiamento di strutture cosi' tozze. (A meno che non si tratti della solita propaganda politica).

La conclusione di questo viaggio romano?

1) Che per me modesto ingegnere e' ormai un'ossessione quella di sapere non tanto se le cose staranno su, bensi' il margine che le separa dal collasso, 2) che probabilmente faccio uno sbaglio culturale enorme a ritenere che gli antichi non lo sapessero.


AZIONI ECCEZIONALI SUGLI EDIFICI
Mi e' nuovamente capitato di rafforzare il mio convincimento che tra le azioni eccezionali da considerare nella progettazione del nuovo sia da mettere in conto anche il rischio di crollo dell'esistente.

Ricordo come se ne e' usciti una volta nel caso di un ampliamento di una scuola, edificio rilevante proprio in caso di crollo (il progetto non era mio).

Furono poste tre condizioni nell'attesa delle necessarie verifiche sismiche ex OPCM 3274: 1) l'ampliamento non avrebbe assolutamente aumentato la popolazione scolastica, 2) il committente avrebbe immediatamete fornito un master-plan circa lo studio e l'adeguamento dell'esistente, 3) si sarebbe fatta immediatamente una valutazione del rischio e delle modalita' di crollo dell'esistente per escludere almeno le condizioni di accadimento piu' nefaste.

*  *  *

Bene.

Siamo finalmente tornati (integri) e abbiamo gia' finito.

Mi sembrava carino ricominciare... easy.

Spero di rivedervi qui alle Officine al prossimo post, tra 15 giorni. Nel frattempo vi auguro buon lavoro.
Vs. POA

P.S.: grazie a Giorgio, ingegnere a Venezia, per la chioma di testa.

06-10-2013: di seguito aggiungo le belle immagini cui fa riferimento il lungo commento dell'amico Riccardo.

Roma - Piazza di Pietra

Roma - S. Maria degli Angeli

Roma - Villa Borghese

[ 169°] ROME
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domenica 15 settembre 2013

[168°] OPSS

Opss, questo e' molto imbarazzante per POA.

Sono costretto a rinviare il post di qualche giorno...

C'e' un paio di signori che se non vedono (ieri) il mio lavoro terminato, hanno detto che mi appendono in giardino per le palle.

Sob.

martedì 6 agosto 2013

[167°] I POLIGONI DI THIESSEN

La pietra scartata dal costruttore e' diventata testata d'angolo. Il che e' tutto dire.

Via subitissimo agli argomenti del post:

- Postille a "La protezione e riparazione delle strutture
  di cls"
  Un chiarimento dell'Autore sul Piano della Qualita'
- I poligoni di Thiessen
  Come prendere a prestito strumenti da altre discipline
  ricorrendo ad AdB Toolbox ed al Portale Cartografico
  Nazionale
- I saluti di POA
  In ferie con un gadget per i lettori piu' affezionati.


POSTILLE A "LA PROTEZIONE E RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO"
Confesso candidamente che quando ho sentito Marco parlarmi di Piano della Qualita' ho provato smarrimento.

Ma come: l'ennesimo piano? A noi italiani, per giunta! Che neppure sappiamo la differenza tra un piano ed un programma...

Gli ho subito chiesto un chiarimento per i lettori di POA perche' temevo avrebbero chiuso con questo blog.

Ecco il chiarimento ricevuto:

"Il Piano della Qualita' (PQ) è un documento che illustra come l'impresa che eseguirà i lavori intende approcciare la commessa, suddividendo la descrizione per 'processi'. Per le imprese certificate ISO 9001 è un documento usuale. In questi casi il PQ descrive come l'impresa intende applicare il proprio Sistema Qualità alla specifica commessa. Per le imprese non certificate il PQ illustrerà semplicemente le modalità organizzative ed esecutive che verranno seguite durante i lavori. Non serve scrivere dei papiri. Basta inquadrare bene i processi, essere chiari e concisi. Alla fine si deve capire bene come l'impresa intende approcciare il lavoro."

Ho subito capito tutto: (mi vergogno ma) e' l'eterna mia lacuna culturale. E' la mia mancanza di conoscenza di quel mondo che va sotto il nome di Gestione della Qualita'. Sia che si tratti di una azienda, sia che si tratti di uno studio professionale.

E pensare che la gestione della qualita' aziendale entra dappertutto: dalla qualificazione degli esecutori di lavori pubblici (ricordate il vecchio DPR 34/2000?) alla gestione della salute e sicurezza sul lavoro (...ed il recente D. Lgs. 81/2008?).

Purtroppo sono figlio di una formazione universitaria nella quale non c'era spazio per concetti aziendali ad uso dell'ingegnere, a meno che non optasse esplicitamente per un indirizzo manageriale.

Chissa' se e' ancora cosi'.


I POLIGONI DI THIESSEN
Sentite qua: io non ho da insegnare alcunche' a nessuno. Quindi ve la faccio semplice che di piu' non si puo'. Fa caldo, sto sudando, e quindi passarsi un quanto di conoscenza deve essere all'insegna del no-stress.

Vediamo.

I poligoni di Thiessen nascono tradizionalmente per un uso meteorologico. Alle Officine pero' non si butta via niente.

Quindi supponiamo di avere installato da qualche parte un pluviografo. E' piovuto e il pluviografo segna +15 mm di pioggia raccolta.

Ci chiediamo: geograficamente parlando, fino a dove si puo' estendere questo dato? Ovvero, qual'e' la superficie geografica sulla quale si puo' ritenere siano caduti 15 mm di pioggia?

Guardandoci intorno scopriamo pero' che dopo qualche chilometro c'e' un secondo pluviografo, che per la stessa pioggia ha registrato solo +5 mm di pioggia.

Allora?

Allora suddividiamo la superficie geografica che ci interessa in due parti: la parte formata dai punti piu' vicini al primo pluviografo (+15 mm di pioggia), e la seconda parte formata dai punti piu' vicini al secondo pluviografo (+5 mm di pioggia).

A vederlo e' piu' semplice che a dirsi.

L'area d'interesse e' simulata dal rettangolo verde. Il primo pluviografo e' a destra. Il secondo e' a sinistra.

Superficie (verde) sottesa dai due pluviografi


La successiva linea verticale e' la mediana (l'ortogonale nel punto di mezzo) della congiungente i due pluviografi.

I poligoni di Thiessen (qui due rettangoli)


I due rettangoli risultanti sono i due poligoni di Thiessen: ogni punto appartenente ad uno dei due poligoni (rettangoli) di Thiessen e' piu' vicino al suo pluviografo che all'altro pluviografo. Ovviamente i punti della mediana sono equidistanti dai due pluviografi.

Quindi potremmo (ragionevolmente) dire che tutti i punti del poligono di Thiessen di sinistra hanno ricevuto +5 mm di pioggia. Mentre tutti i punti del poligono di Thiessen di destra hanno ricevuto +15 mm di pioggia.

Per chi non e' ingegnere, ma matematico puro, diro' che i punti della mediana hanno ricevuto (+5 +15) / 2 = +10 mm di pioggia.

Se di pluviografi ce ne sono molti, la figura dei poligoni di Thiessen diventa piu' figa:

Esempio con piu' poligoni di Thiessen

Dove ogni segmento e' la mediana di una congiungente due pluviografi. I nostri amici meteorologi chiamano ognuno di questi poligoni di Thiessen col nome di topoieta.

Ed a noi ingegneri col pallino della sismica che ce ne viene?

Bah... il passatempo che segue, per dire.

Disegnamo le regioni d'Italia:

L'Italia e le sue regioni amministrative


Poi prendiamo le zone sismogenetiche del Modello ZS9, disegnamole avendo cura di segnare i baricentri areali (centroidi) delle varie zone:

Le zone sismogenetiche del Modello ZS9

Montiamo le zone sismogenetiche sulle regioni d'Italia:

Regioni, zone sismogenetiche e centroidi

E teniamoci per semplicita' visiva solo l'Italia con i centroidi:

Regioni e centroidi "sismogenetici"

Costruiamo il piu' piccolo involucro "quasi-convesso" che contenga l'Italia e tutti i centroidi (in realta' e' l'unione dei piu' piccoli involucri convessi costruiti separatamente per l'Italia e per i centroidi):

Involucro quasi-convesso d'inviluppo


Prendiamo solo questo involucro convesso e i centroidi...

Involucro quasi-convesso e centroidi sismogenetici

e disegnamo i poligoni di Thiessen:

Finalmente i poligoni di Thiessen per i centroidi

Se montiamo i poligoni di Thiessen sull'Italia possiamo vedere per ogni localita' quale sia il centroide piu' significativo:

Poligoni di Thiessen montati sulle regioni d'Italia

ovvero la zona sismogenetica deputata a essere la piu' influente:

Regioni, zone sismogenetiche e poligoni di Thiessen per l'Italia

Se il caldo non mi uccide vedremo in futuro qualche idea per applicare tutto cio' al Metodo di  Cornell. Ovviamente con la dovuta grazia.

P.S.: di AdB Toolbox ne ho gia' parlato su POA. Lo potete scaricare assieme ai file in formato shape qui usati, direttamente dal Portale Cartografico Nazionale.


I SALUTI DI POA
Si chiude qui il sesto anno di POA (il 1° post!).

E' arrivato il momento di staccare un po', almeno per onorare l'estate.

Ringrazio tutti i lettori, i commentatori, i suggeritori anonimi e quelli occulti. Ringrazio tutti.

Un abbraccio sincero a Marco, se lo merita.

Vi auguro la piena salute, un po' di riposo del guerriero, e quindi di ripartire alla grande con i Vs. progetti.

Le Premiate Officine Antisismiche chiudono per ferie. Si riapre con grandi propositi (e con Marco) il prossimo 15 SETTEMBRE.

Vi aspetto.
Vs. POA

Ah... il gadget: consiste nella serie di puntate su La saldatura di qualita' scritta da Marco Torricelli per POA che sara' inviata subitissimo via posta elettronica in un unico file 'pdf' a tutti i lettori "registrati".

[ 167°] The properties of Thiessen's polygons
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sabato 20 luglio 2013

[166°] LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO - II

Certe volte penso che potrebbe proprio cambiare tutto. E sarebbe un peccato se tutta questa energia ci venisse incontro con uno scoppio, anziche' con un moto laminare.

Via subito a...

LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO (seconda puntata)
Il Piano della Qualita' - di Marco Torricelli

Marco mi aveva promesso un PQ. Ed eccolo puntuale in questa seconda puntata sulla protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo.

PQ sta (ovviamente) per Piano della Qualita': mi pare un interessantissimo esempio, una specie di entry point per tutti coloro che come me vivono questo tipo di approccio alla progettazione come un qualcosa di decisamente nuovo.

Molti progettisti (credo) faticano non poco a trasferire i loro lavori da un piano quasi artistico (o non formale) ad un altro decisamente standard e orientato al controllo.

Potrebbe essere pero' il luogo del connubio tra l'arte del ben progettare e il pragmatismo a volte esasperato del cantiere.

Fate un poi Voi.

Ma mi raccomando: sempre un occhio a bilanciare le (poche) risorse a disposizione.

^   ^   ^

In attesa dell'ultima puntata del vulcanico Marco (ti basta un super grazie?) vi auguro altri 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA

Le altre puntate: 1 - la norma EN 1504


[ 165°] PROTECTION AND REPAIR OF CONCRETE STRUCTURES - 2nd part
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lunedì 1 luglio 2013

[165°] LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO

Lo noto anch'io: sto perdendo colpi. Purtroppo non tutte le ciambelle riescono col buco. Certe volte ci si ritrova solo col buco...

Un pensiero di cuore agli abitanti della Toscana, in attesa di poter raccogliere i dati su quello che sta succedendo li'.

Ma ora vi giro un regalo del solito Marco. Un quanto di conoscenza, in piu'.


LA PROTEZIONE E LA RIPARAZIONE DELLE STRUTTURE DI CALCESTRUZZO (prima puntata)
La norma EN 1504 - di Marco Torricelli

Non so perché, ma la norma EN 1504 mi affascina. Sarà per il suo carattere organico, sarà per la sua completezza. Quello che è certo è che mi sono proprio divertito a studiarla nelle sue parti.
Quella che presenterò qui è una sintesi del piano della norma e un tentativo di predisporre qualche spunto applicativo per la pratica di tutti i giorni. Ma andiamo per ordine.
Per prima cosa diamo un nome alla norma, o meglio alle sue parti.
La serie EN 1504 “Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture di calcestruzzo - Definizioni, requisiti, controllo di qualità e valutazione della conformità” è costituita da 10 parti e tratta, come indicato dal titolo, della protezione e riparazione di elementi in calcestruzzo (strutturali e non strutturali).
Le parti della norma sono le seguenti:
EN 1504-1 “Definizioni”;
EN 1504-2 “Sistemi di protezione della superficie di calcestruzzo”;
EN 1504-3 “Riparazione strutturale e non strutturale”;
EN 1504-4 “Incollaggio strutturale”;
EN 1504-5 “Iniezione del calcestruzzo”;
EN 1504-6 “Ancoraggio dell’ armatura di acciaio”;
EN 1504-7 “Protezione contro la corrosione delle armature”;
EN 1504-8 “Controllo di qualità e valutazione della conformità”;
EN 1504-9 “Principi generali per l utilizzo dei prodotti e dei sistemi”;
EN 1504-10 “Applicazione in opera di prodotti e sistemi e controllo di qualità dei lavori”.
Se vogliamo iniziare a capirci qualcosa dobbiamo iniziare a leggere la parte 9 (non la parte 1). La prima cosa che ci dice questa norma è che dobbiamo partire col piede giusto e che per farlo è necessario predisporre un progetto degli interventi di protezione e riparazione che andremo ad attuare.
L’iter progettuale è semplice a dirsi, ma un po’ meno a farsi:
  1. Prima di tutto è necessario valutare le condizioni della struttura attraverso anche la sua conoscenza storica sia progettuale che realizzativa, anche per capire come legare il suo stato attuale con l’uso che se n’è fatto nel tempo.
  2. Poi si deve procedere con lo studio delle cause del degrado. Senza questo passaggio non è possibile stabilire l’intervento necessario per la protezione o riparazione.
  3. Poi è la volta di stabilire la strategia manutentiva. E’ possibile ad esempio che si scelga di ricostruire la struttura oppure di rafforzarla. E così via.
  4. Entrando nel vivo del progetto si arriva alla scelta del/i principio/i e del/i metodo/i da cantierizzare. La norma prevede 11 principi (6 riguardano il calcestruzzo e 5 l’acciaio d’armatura) e 43 metodi. I principi rappresentano il fine a cui si vuole tendere (es. “ripristino del calcestruzzo”) mentre i metodi rappresentano gli interventi necessari al soddisfacimento dei relativi principi (es. “spruzzo di calcestruzzo o malta”). Ogni metodo è normato da una parte della EN 1504. Quando si deve progettare un intervento è possibile vengano coinvolti più principi e più metodi contemporaneamente come vedremo nell’esempio più avanti.
  5. Dopo aver stabilito gli interventi da compiere si devono definire i materiali da impiegare e
  6. i requisiti di manutenzione dopo gli interventi di protezione e riparazione.
Et voilà. Il progetto è completo. Facile no? No, non è facile neanche un po’. E’ piuttosto impegnativo e richiede certamente una buona preparazione nel settore del calcestruzzo.
Il progetto dell’intervento infatti deve contenere informazioni al riguardo della
  • preparazione del supporto e dell’armatura;
  • l’applicazione di prodotti e sistemi;
  • il controllo qualità;
  • la manutenzione post intervento.
Per stabilire questi aspetti deve essere utilizzata la parte 10 della norma. In base ai metodi che si vogliono adottare vengono definite le prescrizioni minime riguardanti i punti di cui sopra. In particolare la norma richiede la redazione di un “Piano della Qualità” in cui si deve dare evidenza della corrispondenza tra l’intervento e il progetto. Per il controllo qualità dell’intervento, la norma fornisce chiari e dettagliati riferimenti da applicare nelle varie fasi dell’intervento relativamente a:
  • condizioni del supporto;
  • accettazione die prodotti;
  • esecuzione dell’intervento;
  • condizione finale dell’intervento.
Adesso proviamo a ragionare su un esempio concreto. Prendiamo uno dei tanti condominii che sono nelle nostre città. Di quelli con i balconi tutti sgangherati e con i ferri a vista. Supponiamo, dopo le nostre indagini, di avere scoperto che l’origine del degrado sia lo scarso copriferro associato ai fenomeni di carbonatazione. Supponiamo anche di aver verificato che gli attuali ferri sono insufficienti e anche che la sezione del solaio sia al limite.

Decidiamo allora di seguire i seguenti principi/metodi:
Principio
Metodo
EN
Controllo aree anodiche
Rivestimento attivo dell’armatura
7
Rafforzamento strutturale
Aggiunta di barre annegate in fori preformati o realizzati al trapano
6
Ripristino del calcestruzzo
Spruzzo di calcestruzzo o malta
3
Conservazione o ripristino della passività
Aumento del copriferro con aggiunta di malta o calcestruzzo
3
Protezione contro l’ingresso
Impregnazione
2

Il progetto dunque si baserà su questi principi/metodi. Andremo poi a prescrivere prodotti conformemente alle norme EN 1504 di pertinenza (parti 7, 6, 3, 2). In particolare si ricorda che tali prodotti devono essere marcati CE.
La preparazione del substrato dovrà essere conforme al prospetto 2 della EN 1504-10 e in particolare prevedere la rimozione del calcestruzzo ammalorato e la successiva pulizia della superficie. Anche i ferri devono essere puliti (sui metodi di pulizia si veda sempre la parte 10 della norma). Dovranno essere date indicazioni sull’applicazione dei prodotti passivanti sulle barre di armatura e sul getto del calcestruzzo secondo il prospetto 3 della norma 1504-10. Infine dovrà essere preparato un piano dei controlli per monitorare l’intervento conformemente al prospetto 4 della norma EN 1504-10. Tale piano, volendo rispettare appieno la norma, sarà parecchio oneroso.
Nella prossima puntata si cercherà di affinare un esempio di Piano della Qualità e di un Piano dei controlli sulla base dell’esempio appena esposto.

^  ^  ^
Come a suo tempo per le saldature, mi pare che Marco abbia aperto un'altra porta su un mondo altrettanto interessante (quanto indispensabile conoscere).

In attesa della prossima puntata (il piano ne prevede tre) non mi resta che dire un grosso grazie a Marco ed a voi augurvi 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA


[ 165°] PROTECTION AND REPAIR OF CONCRETE STRUCTURES
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sabato 1 giugno 2013

[164°] ZIBALDONE DI APPUNTI

POA comes alive... e con questi argomenti:

- zibaldone di appunti
  appunti sparsi sulle ultime cose accadute di interesse per il
  tecnico delle strutture

- semplificazione edilizia in zona sismica:
  Stato vs. Veneto 1-0

  la fine ingloriosa di una legge regionale di semplificazione edilizia
- tra F.E.M. e dwg... ci puo' stare il dxf
  scoprire che il formato dxf e' nient'altro che un linguaggio taggato


ZIBALDONE DI APPUNTI
Mentre qui alle Officine si riassumeva la sentenza del tribunale penale di L'Aquila, in giro per l'Italia accadevano cose interessanti (per i tecnici intendo).

Prima tra tutte sono state finalmente (formalmente) approvate le appendici nazionali agli Eurocodici. Appendici che si attendevano almeno dal 2010, anno in cui le norme tecniche europee avrebbero dovuto entrare in vigore in modo cogente anche nel nostro paese.

Un inciso: a mio modo di vedere gli eurocodici si potevano applicare, eccome. Mica era un dovere per gli stati membri approvare delle appendici nazionali. L'Italia semplicemente non le ha volute per anni.

Ma andiamo oltre.

Il CEN ha emesso una proposta di revisione delle norme EN 14399 sulla bulloneria a serraggio controllato ferma al 2005 (CEN/TC 185), una proposta di revisione della EN 14199 anche questa del 2005 sui micropali (CEN/TC 288), ed una proposta di revisione della EN 12699 del 2000 sui pali battuti (sempre CEN/TC 288).

A dire il vero sarebbero in corso di revisione anche la EN 206-1 sulle specifiche del calcestruzzo risalenti al 2000 (CEN/TC 104) e la EN 197-2 sulla valutazione della conformita' dei cementi ferma al 2000 (CEN/TC 51).

Invece sul versante giuridico e' stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale - 1a Serie Speciale del 17 aprile u.s. la sentenza 64/2013 con cui la Corte di Cassazione ha recitato il de profundis alla legge regionale con la quale il Veneto aveva semplificato le procedure di autorizzazione edilizia nelle zone sismiche (in pratica in tutto il territorio regionale).

Come si nota e' un volo d'uccello su alcuni punti importanti che interessano il tecnico delle strutture.

Me li ero giusto appuntati man mano con l'intenzione di parlarne compiutamente nei prossimi post.


SEMPLIFICAZIONE EDILIZIA IN ZONA SISMICA: STATO vs. VENETO 1-0
Non riesco pero' a non spendere due parole subito sulla legge regionale veneta n. 9/2012. (Ne avevo gia' scritto al post 143°.)

Era la legge con cui il Veneto semplificava le procedure burocratiche per le strutture - chiamiamole minori - da realizzarsi in zona sismica, qualunque essa fosse.

Dico era, perche' non esiste piu' nell'ordinamento regionale, spazzata via dal Prof. Gallo & C. della Corte Costituzionale.

La presentazione all'Assemblea legislativa apriva cosi':
"Signor Presidente, colleghi consiglieri,
l’obiettivo della proposta di legge è quello di semplificare le procedure amministrative per la realizzazione in zona sismica delle opere di modesta complessità strutturale, in quanto a dimensioni e semplicità di calcolo. Tali opere potrebbero potenzialmente risultare meno pericolose in caso di cedimento strutturale che dovesse presentarsi nel corso della vita del manufatto.
".

Le motivazioni dell'epurazione giuridica sono abbastanza chiaramente esposte nel (tutto sommato) breve testo della sentenza e sono riconducibili alla stessa operazione di pulizia fatta a suo tempo nei confronti della regione Toscana (sentenza 182/2006) e della regione Molise (sentenza n. 201/2012). Ma se non ricordo male anche il Friuli Venezia Giulia ha avuto sangue dal naso...

A POA pare pero' strano che in quest'ultima pronuncia della Corte di Cassazione non si faccia riferimento all'articolo 93 di un glorioso decreto legislativo (il n. 112/1998) che cosi' dispone:
"Sono mantenute allo Stato le funzioni relative (...) ai criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e alle norme tecniche per le costruzioni nelle medesime zone (...).".

A me pare cosi' lampante il fatto che le regioni dovrebbero desistere dal mettere il naso in questioni strettamente tecniche in materia di strutture che quasi mi verrebbe da dire... stava scritto nelle cose!

Ok, resta il problema vero della semplificazione. Ma questo, per fortuna mia, sara' un prossimo post.


TRA F.E.M. E DWG... CI STA IL DXF
Sono stato a lezione di rilievo topografico dal (l'amico) Geom. Giusto.

Giusto Giusto ha la pazienza di sopportarmi. E' stata la lezione n. 1: rilievo di campagna.

Me ne servirebbero altre... mah, vedremo se non l'ho esaurito.

Cerco di essere un allievo modello... ma spesso mi disperdo... rovisto tra cose che non dovrei...

Cosi' mi capita di scaricare la versione 2008 delle specifiche DXF. E scopro che DXF e' un linguaggio che fa uso di tag, e pure un tantino arcaici (i tag, solo aperti, sono dei banali numeri interi: i group numbers). Praticamente lo stesso concetto di HTML.

Ma dai!

Allora provo.

Creo un file test.dxf nuovo e con un editor (fa da vomitare ma va bene anche notepad) vi scrivo (occorre sostituire ad ogni - un newline):
0-SECTION-2-ENTITIES-0-LINE-8-0-10-0-20-0-11-5-21-0-0-LINE-8-0-10-5-20-0-11-2.5-21-5-0-LINE-8-0-10-2.5-20-5-11-0-21-0-0-ENDSEC-0-EOF

(In grassetto sono i tag, alias group numbers.)

Il file, salvato ed aperto con un visualizzatore dxf, dovrebbe mostrare un triangolo nel piano (x, y) col vertice in basso a sinistra nel punto (0;0).

Tutto qua.

Ma lo trovo un ponte per passare dai numeri di un solutore ad elementi finiti alle figure di un post-processore grafico. Non mi pare cosa di poco conto, se fatta in casa.

Era un quanto che mi mancava. ...Devo un caffe' a Giusto.

^  ^  ^

Lentamente, ma torniamo il blog di sempre.
Vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA

P.S.: l'immagine di testa e' un ritaglio tratto da Wikipedia.

[ 164°] UNSORTED JOTTINGS
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sabato 4 maggio 2013

[163°] LA SENTENZA N. 380/12 DEL TRIBUNALE DI L'AQUILA (6a e ultima puntata)

IL PROCESSO ALLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI
6a e ultima puntata:  L'epilogo

Il giudizio processuale segue evidentemente delle regole scientifiche e delle prassi ineludibili.

A questo punto delle motivazioni, infatti, tocca far vedere:  
A) quale sarebbe stato il comportamento alternativo lecito,  
B) stabilire se vi fosse stato un concorso di (altre) cause per l'evento dannoso e se queste da sole avessero potuto risultare cause sufficienti,  
C) stabilire il perimetro per riconoscere la cooperazione colposa degli imputati tra di loro.

Il punto A) mi pare, per chi sia giunto sin qui, una legittima aspettativa.

Il punto B) e' una porta aperta per uscire dal processo sani e salvi, perche' il fatto non sussiste.

Il punto C) serve invece a capire se e chi tra gli imputati riuscira' a passare indenne tra le maglie processuali, una volta stabilito che almeno un colpevole ci sara'.

Apro una parentesi. Consiglio vivamente la lettura diretta della sentenza con riguardo al punto C) (da pagina 739 a pagina 747) a tutti coloro che a vario titolo fanno parte di commissioni: c'e' molto materiale su cui riflettere (e per cui sinceramente spaventarsi). Chiusa parentesi.

Ma cominciamo con A): il comportamento alternativo lecito.

"Occorre individuare, pertanto, quale sarebbe stato nel caso di specie il comportamento dovuto che gli imputati non hanno posto in essere e che, se avessero posto in essere, avrebbe evitato la lesione dei beni protetti dalle fattispecie contestate." (cfr. a pag. 682).

Il giudice parla di se' in terza persona...

"Questo giudice, nell’affrontare il delicato tema introdotto, non pretende di essere un sismologo o un operatore di protezione civile migliore degli imputati, che nel campo della sismologia e della protezione civile rappresentano le migliori professionalità scientifiche a livello nazionale.
L’intento di questo giudice, nel caso di specie, è, più modestamente e più realisticamente, quello di individuare quella forma metodologica di comportamento che gli imputati avrebbero dovuto osservare e che, se avessero osservato, avrebbe evitato la concretizzazione del rischio nell’evento di danno contestato nel capo di imputazione." (cfr. a pag. 682).

L'incipit pare modesto, ma il seguito assomiglia al getto di una fiamma nello scatolone dei bengala... (cfr. a pag. 683 e segg., il giudice parlando della Commissione Grandi Rischi):

"Sapere che le stime di occorrenza di un terremoto, di magnitudo pari o maggiore a 5.5 o a 5.9, indicavano la zona di L’Aquila come una di quelle a più elevata probabilità (...) e non sottoporre tale -sapere- alla valutazione di tutti i componenti della Commissione, nella sede deputata in data 31.3.09, equivale alla morte del sapere."

"Sapere che nella città di L’Aquila, su n. 752 edifici in muratura sottoposti a verifica, n. 555 rientravano nella fascia di vulnerabilità medio – alta, in quanto presentavano “muratura di cattiva qualità con orizzontamenti deformabili o con orizzontamenti rigidi”, come è scritto nel Rapporto Barberi del 1999 (...) e non sottoporre tale “sapere” alla valutazione di tutti i componenti delle Commissione, nella sede deputata in data 31.3.09, equivale alla morte del sapere."

"(...) se solo avessero utilizzato il patrimonio conoscitivo nella loro disponibilità alla data del 31.3.09."

"(...) sarebbe bastato non dire, in tema di prevedibilità dei terremoti: -non è possibile fare previsioni- (...)."

"(...) sarebbe bastato non dire in tema di precursori sismici: (...) -non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento- (...)."

"(...) sarebbe bastato non dire in tema di evoluzione dello sciame in corso: -questa sequenza sismica non preannuncia niente ma sicuramente focalizza di nuovo l’attenzione su una zona sismogenetica in cui prima o poi un grosso terremoto ci sarà- (...)."

"(...) sarebbe bastato non dire sul fenomeno in corso ed in relazione al tema dello scarico di energia: -non c’è un pericolo, io l’ho detto al Sindaco di Sulmona, la comunità scientifica mi continua a confermare che anzi è una situazione favorevole perciò uno scarico di energia continuo- (...)."

"Al contrario, sarebbe stato sufficiente che, in sede di riunione, ciascuno degli imputati avesse esposto, quale forma metodologica alternativa di comportamento, ciò che sapeva in tema di rischio sismico, storia sismica di L’Aquila, sciame sismico, previsioni probabilistiche, vulnerabilità degli edifici ed esposizione; e sarebbe stato sufficiente che, in sede di riunione, ciascuno degli imputati avesse condiviso, quale forma metodologica alternativa di comportamento, le conoscenze specifiche derivanti dalla propria peculiare formazione ed esperienza professionale, per evitare che le vittime, appresi i contenuti rassicuranti (dall’effetto rassicurante) esposti nel corso della riunione, abbandonassero le misure di cautela personali tradizionalmente seguite." (cfr. a pag. 688).

Insomma cosa e' mancato?

"La composizione collegiale della Commissione Grandi Rischi ed il carattere eterogeneo delle professionalità coinvolte in sede di riunione favorisce, dunque, la -comunione dei saperi-, attuando una modalità operativa che ha l’intento di consentire l’analisi non di uno solo ma di tutti gli indicatori di rischio e di tutte le possibili correlazioni ed implicazioni reciproche.
Nel corso della riunione del 31.3.09, tuttavia, tale comunione dei saperi non si è compiuta.
" (cfr. a pag. 689).

"Nell’ambito dell’organo collegiale riunitosi il 31.3.09, pur se tale organo era composto da elementi di indubbia e comprovata esperienza e capacità professionale nei singoli settori di competenza, non vi era da parte di ciascuno degli imputati una competenza specifica ed assoluta su tutti i temi della discussione. Era necessario, dunque, che, nel corso della riunione, i diversi esperti si confrontassero tra loro e mettessero ciascuno a disposizione di tutti gli altri le proprie specifiche competenze e conoscenze." (cfr. a pag. 693).

"In occasione della riunione del 31.3.09 è mancata un’opera di raccordo e di approfondimento complessivo delle specifiche competenze e dei singoli “saperi”; è mancata, in altri termini, una visione d’insieme e coordinata dei plurimi indicatori di rischio che sono stati, al contrario, trattati in modo lacunoso, semplificato, inefficace e non correlato, quasi che ognuno di essi non avesse interferenze o non comportasse implicazioni per gli altri." (cfr. a pag. 694).

E suona come biasimo:

"Ciò è comprovato anche dalla durata della riunione, un’ora, dalle ore 18.30 alle ore 19.30 del 31.3.09, che appare estremamente esigua (...)." (cfr. a pag. 694).

E passiamo al punto B): il concorso di altre cause per il danno verificatosi.

A pagina 697 si legge:

"L’evento dannoso in esame, la lesione del bene - interesse giuridicamente tutelato che si è verificata il 6.4.09, è evidentemente dipeso da tre diversi fattori che hanno operato congiuntamente:
- la scossa di terremoto delle ore 03.32;
- la vulnerabilità dei singoli edifici nei quali le diverse vittime hanno perso la vita o riportato lesioni;
- la condotta degli imputati dalla quale è dipesa la decisione delle vittime di rimanere in casa la notte a cavallo tra il 5.4.09 ed il 6.4.09 nonostante le scosse delle ore 22.48 e delle ore 00.39.
"

Il giudice afferma con tutta evidenza:

"I tre fattori condizionalistici, separatamente considerati, non sarebbero stati da soli sufficienti a determinare l’evento lesivo: la scossa delle ore 03.32, considerata isolatamente, ossia non preceduta dalla vulnerabilità degli edifici e dalla condotta degli imputati che determinava la permanenza in casa delle vittime, non avrebbe condotto all’evento lesivo; la vulnerabilità degli edifici, valutata in assenza della condotta degli imputati e della scossa di terremoto, non avrebbe prodotto l’evento; la sola condotta degli imputati, seppure connotata dai gravi profili di colpa sopra evidenziati, non avrebbe avuto effetto nel determinismo causale dell’evento lesivo se non fossero intervenuti anche i fattori costituiti dalla scossa di terremoto e dalla vulnerabilità degli edifici." (cfr. a pag. 697 e segg.).

Ma tuttavia non si e' automaticamente salvi ( cfr. a pag. 698):

"Il primo comma dell’art. 41 c.p. stabilisce testualmente: -il concorso di cause preesistenti o simultanee o sopravvenute, anche se indipendenti dall’azione od omissione del colpevole, non esclude il rapporto di causalità fra l’azione od omissione e l’evento-.
In altri termini la presenza di una concausa preesistente, simultanea o sopravvenuta rispetto a quella in esame, in generale (fatta salva la precisazione del secondo comma dell’art. 41 c.p. che verrà di seguito esaminata) non elide il rapporto di causalità tra l’azione o l’omissione e l’evento, anche se tale concausa sia indipendente dall’azione o dall’omissione del colpevole.
"

Il giudice si chiede allora se le vittime sarebbero state tali anche per le altre due cause, prese separatamente (cfr. a pag. 702):

"Alla luce dell’interpretazione appena fornita dell’art. 41 comma 2 c.p., occorre dunque accertare nel caso di specie se la scossa del terremoto (causa sopravvenuta, indipendente dalla condotta degli imputati) e la vulnerabilità degli edifici (causa preesistente, indipendente dalla condotta degli imputati) abbiano o meno escluso il rapporto di causalità tra la condotta degli imputati e l’evento."

Alla con-causa rappresentata dalla scossa sismica del 6 aprile il giudice fa fronte con le perizie di parte:

"La scossa delle ore 03.32 del 6.4.09 non è stato evento anormale, eccezionale, atipico né in termini assoluti, poiché ogni anno si verificano mediamente 120 terremoti di pari intensità; né in relazione alla storia sismica di L’Aquila, che registrava nel 1349, nel 1461, nel 1703 tre eventi con intensità pari o superiore; né in relazione al periodo medio di ritorno, quantificabile tra 325 e 475 anni; né in relazione alla classificazione sismica e alle caratteristiche sismogenetiche dell’aquilano.
Tali conclusioni, ben argomentate nella consulenza tecnica del P.M. dal titolo -Relazione generale sulle caratteristiche del terremoto del 6 aprile 2009 e sulla sismicità dell’area aquilana-, effettuata dai prof. Luis D. Decanini, Domenico Liberatore e Laura Liberatore, sono condivise in modo pressoché unanime da tutta la comunità scientifica internazionale: -il terremoto del 6 aprile rientra perfettamente nel quadro della sismicità di questa area e non rappresenta pertanto un caso eccezionale-
." (cfr. a pag. 703).

E pertanto:

"Alla luce di tutte le considerazioni svolte nel presente paragrafo si ritiene, dunque, che la scossa del 6.4.09 non costituisce un fatto sopravvenuto integrante una linea di sviluppo del tutto anomala e imprevedibile della condotta antecedente e, pertanto, non è idonea ad escludere il nesso di causalità tra la condotta degli imputati e l’evento." (cfr. a pag. 706).

Mentre alla con-causa rappresentata dalla vulnerabilita' degli edifici:

"Occorre ora verificare se l’intrinseca vulnerabilità dei quattordici edifici in cui perirono le vittime indicate nel capo di imputazione, causa preesistente ed indipendente dalla condotta colpevole, costituisca circostanza anomala e imprevedibile, realizzatasi al di fuori di qualunque possibilità di controllo da parte degli imputati, da considerarsi, quindi, fattore concausale anormale o eccezionale, come tale sufficiente, da solo, a costituire unica causa dell’evento lesivo e idoneo ad interrompere il collegamento concausale tra l’evento e la condotta degli imputati." (cfr. a pag. 706).

"La risposta è negativa anche in questo caso."

Perche':

"Gli imputati, infatti, conoscevano bene tali profili, e altrettanto bene potevano prevederli, atteso che contro di essi “da anni stavano lottando” come ricordato dal prof. DE BERNARDINIS nell’intervista resa al termine della riunione.
Si ritiene, dunque, che per gli imputati, sulla base delle loro conoscenze e della loro esperienza alla data del 31.3.09, i fattori costituiti da:
- gli errori di calcolo e di progetto in cui erano incorsi o in cui avrebbero potuto incorrere i progettisti originari degli immobili in cemento armato indicati nell’imputazione, tutti progettati e costruiti tra il 1950 e il 1965 ossia in un’epoca in cui per la progettazione si usavano, ad esempio, il pennino bagnato nell’inchiostro di china, la riga e la squadra e il regolo calcolatore e non certamente il computer e gli attuali software;
- l’utilizzo di materiali di scarsa qualità, con impiego di tecniche costruttive artigianali o comunque non paragonabili a quelle attuali;
- gli interventi di modifica o di manutenzione negligente;
- la mancata effettuazione di utili opere di rafforzamento statico su immobili in muratura costruiti tra il 1700 e inizio ‘900;
- la scarsa consapevolezza, nelle epoche in questione, del rischio sismico e della necessità di approntare idonee cautele pur costituendo gravi violazioni alle norme di diligenza, di prudenza e di perizia costruttiva e gravi violazioni alla normativa antisismica all’epoca vigente tali da integrare, in capo ai loro autori, il fatto illecito altrui, non rappresentavano fattori di assoluta imprevedibilità.
Tali fattori non erano, dunque, idonei ad interrompere il nesso causale ai sensi dell’art. 41 comma 3 c.p.
" (cfr. a pag. 715).

Ma anche in questa puntata c'e' un colpo di scena... per gli ingegneri, stavolta.

A L'Aquila il PGA massimo e' stato pari a 0,626g  registrato alla stazione sismografica denominata AQV in direzione E-W, mentre la norma sismica allora vigente assegnava alla citta' una classe accelerometrica con PGA massimo pari a 0,25g.

Come e' possibile allora affermare a pag. 706 che "la scossa del 6.4.09 non costituisce un fatto sopravvenuto integrante una linea di sviluppo del tutto anomala e imprevedibile della condotta antecedente e, pertanto, non è idonea ad escludere il nesso di causalità tra la condotta degli imputati e l’evento."?

Panic.

La risposta sta a pag. 726 e segg.:

"(...) i valori di accelerazione indicati nella vigente normativa antisismica non sono valori di picco ma sono valori efficaci: tali valori efficaci non derivano da una semplice registrazione strumentale dei picchi di accelerazione del sisma, ma scaturiscono da più articolate analisi di pericolosità sismica. Il valore di accelerazione indicato nella vigente normativa antisismica (0,25g) non è un valore puramente strumentale dei segnali accelerometrici, ma deriva da una analisi probabilistica della pericolosità.
Per questi motivi, il valore che consente di determinare in modo più appropriato l’accelerazione della scossa di terremoto delle ore 03.32 del 6.4.09 è l’E.P.A. (Effective Peak Acceleration) ovvero l’accelerazione effcace di picco, che indica il valore medio dei valori spettrali di accelerazione."

"(...) Il valore medio dell’EPA(1) relativo alle due stazioni AQK e AQU è:
EPA(1)= 0.208 g (pari al 83% del valore di normativa)
Considerando tutte le registrazioni (...) , si ottiene il seguente valore medio dell’EPA:
EPA(2)= 0.307 g (pari al 123% del valore di normativa)
Tuttavia, poiché le registrazioni della stazione AQV potrebbero essere state infuenzate da effetti locali ed essendo la stazione stessa abbastanza distante dal centro dell’Aquila, si ritiene opportuno indicare anche un altro valore medio dell’EPA (...), ottenuto eliminando i valori di accelerazione della stazione AQV:
EPA(3)= 0.262 g (pari al 105% del valore di normativa)
Il valore corrispondente alle diverse normative (1937, 1962, 1975. 1996) EPA(n) si può stimare mediante la seguente relazione:
EPA(n) = (C * K * R) / 2,5 = (0.07 * 2.25 * 4) / 2,5 = 0.25 g
In definitiva i valori più realistici sono, EPA(1) e EPA(3), sono paragonabili al valore normativo EPA(n).
I consulenti, pertanto, hanno ritenuto di concludere, per quanto concerne il dato relativo alle accelerazioni, nel senso che la scossa delle ore 03.32 del 6.4.09 ha avuto un’intensità esprimibile in termini di forze compatibile alla previsione normativa (...)
".

Confesso (vergognoso) stupore... ed ignoranza.

Ed infine il famigerato criterio di cooperazione nel delitto colposo, il nostro punto C) di apertura puntata.

Il giudice insegna:

"Tre sono, dunque, gli elementi che caratterizzano la cooperazione colposa:
- la presenza di più soggetti e la consapevolezza in capo a ciascun soggetto di agire insieme agli altri nella medesima direzione, contribuendo così a cagionare l’evento non voluto;
- la violazione della regola cautelare;
- -il dovere di agire tenendo conto del ruolo e della condotta altrui-.
" (cfr. a pag. 744).

"Affinchè possa ravvisarsi la cooperazione penalmente rilevante tra le condotte dei singoli soggetti agenti, occorre un legame di tipo psicologico che consiste nella consapevolezza di operare con gli altri. Tale consapevolezza, che implica per il soggetto agente il dovere di agire tenendo conto del ruolo e della condotta degli altri, non deve estendersi sino a cogliere il carattere colposo dell’altrui condotta.
Per giustificare l’estensione dell’area della punibilità a condotte atipiche o di semplice partecipazione, occorre che il coinvolgimento di più soggetti sia imposto dalla legge o da esigenze organizzative connesse alla gestione del rischio.
La condotta contestata agli imputati, posta in essere il 31.3.09, corrisponde esattamente al modello delineato dalla giurisprudenza di legittimità.
" (cfr. a pag. 745).

Ecco perche' non si puo' salvare nemmeno il Prof. Eva:

"Alla luce delle considerazioni che precedono deve osservarsi che non risultano fondate quelle argomentazioni difensive, in particolare quelle brillantemente esposte nel corso della discussione finale, anche in modo appassionato e emotivamente coinvolgente, dall’avv. Biondi per il suo assistito EVA Claudio, che mirano a scindere la posizione del singolo imputato da quella degli altri cooperanti. Tali argomentazioni si fondano su un presupposto che nega qualunque rilievo giuridico ai canoni dell’art. 113 c.p. secondo quella che è l’interpretazione della giurisprudenza di legittimità sopra esposta: le argomentazioni difensive tendono a basarsi sul principio che ciascuno risponde esclusivamente “di quello che ha fatto” o “di quello che ha detto”, a prescindere dalla condotta altrui, configurando la posizione degli imputati alla stregua di incomunicabili -monadi- leibniziane." (cfr. a pag. 746 e segg.).

E cosi' si chiudono le motivazioni di una sentenza (di primo grado) che esige rispetto per la assoluta tragicita' degli antefatti e per il peso opprimente dei successivi sviluppi:

"Le considerazioni svolte sui profili di colpa della condotta ed in tema di nesso causale consentono di affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, la sussistenza della responsabilità penale degli imputati BARBERI Franco, DE BERNARDINIS Bernardo, BOSCHI Enzo, SELVAGGI Giulio, CALVI Gian Michele, EVA Claudio e DOLCE Mauro per il reato di omicidio colposo plurimo, limitatamente al decesso di [seguono i nomi di 29 vittime del terremoto, N.d.POA] e per il reato di lesioni colpose plurime, limitatamente alle posizioni di [seguono i nomi di 4 feriti dal terremoto, N.d.POA] (...) pervenendo alla pena, ritenuta equa, di sei anni di reclusione per ciascuno degli imputati." (cfr. a pag. 751).

Oltre i prematuri giudizi di tutti coloro che evidentemente non avevano letto alcunche'.

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A presto.
Vs. POA

Note redazionali:

 Segnalazioni dell'amico Marco Torricelli:

La foto di testa e' di Giorgio !

[ 163°] ITALIAN SCIENTISTS SENTENCED TO SIX YEAR IN PRISON FOR EARTHQUAKE FORECAST (6th part, final)
No english version for this post... sorry.