martedì 14 ottobre 2014

[180°] PROCESSO D'APPELLO A L'AQUILA

Condivido con voi la notizia dell'inizio del processo d'appello alla Commissione Grandi Rischi. (Terremoto del 2009 in Abruzzo)

Qui invece c'e' il link a tutte le puntate apparse su POA sul processo di primo grado.

A prestissimo.
Vs. POA

N.B.: l'immagine di testata e' un ritaglio tratto da un wallpaper per KDE (Linux Open SuSE).

[ 180°] THE 2ND DEGREE OF L'AQUILA'S TRIAL HAS BEGUN
No english version for this post... sorry.

venerdì 29 agosto 2014

domenica 13 luglio 2014

[178°] IL VIAGGIO NELLO SPAZIO-TEMPO

Piu' che fare Analisi Matematica 1 e 2 non biasimo coloro che mi avevano suggerito di fare Analisi. Un lungo percorso.
Con un bravo medico.


Ecco gli argomenti del post:

- il viaggio nello spazio-tempo
  l'ingegneria in stile fantasy
- postille di ritorno dal viaggio spazio-temporale
  il tentativo di tornar con i piedi per terra
- letture sotto l'ombrellone
  letture estive a proprio rischio


IL VIAGGIO NELLO SPAZIO-TEMPO
E' da troppo che manco qui alle Officine. Talmente tanto tempo che ho perso la mano. La tastiera mi pare dura. Non parliamo del piccolo mouse.

E poi l'estate.

Ma chi ha voglia di leggere d'estate pagine e pagine di disquiloqui di sismica?

Pensavo, ecco... pensavo anch'io di fare come alcune autorevoli riviste di ordini professionali che ogni tanto pubblicano un articolo riempitivo. Un articolo cioe' che nulla ci azzecca con la professione ma che serve a far volume, specie in tempi di calendario in cui non accade mai nulla.

Come d'estate.

Cosi' ho pensato per POA ad un post riempitivo. Per riprendere la mano, mica per altro. Cose di sismica ne avrei da scrivere: solo che star lontano dalle Officine mi ha un tantino intimidito. Insomma ho bisogno di riprendere easy. Voi capite.

Pensavo allora a qualcosa di serio, ma anche leggero. Di  scientificamente plausibile ma anche stravagante. Insomma pensavo di farvi... viaggiare nel tempo.

Ecco.

Ci sono vari modi di programmarsi un viaggio nel tempo.

Ad esempio come in The time machine (1960). Oppure come in Il prigioniero di Azkaban  (2004). O ancora, come in Non ci resta che piangere (1984).

Mi sento a disagio nel dissacrare capolavori d'arte cinematografica. Io che a malapena riesco ad abbozzare una vicenda temporale di una singola particella materiale in moto in un'unica dimensione: l'asse x.

Una storia temporale di questo tipo potrebbe essere quella della particella che va su e giu' per l'asse x al trascorrere del tempo t. Una storia che potrebbe essere tracciata su di un rotolo di carta scelto a rappresentare il piano x-t mentre viene avvolto verso il basso. Come in figura. E' la cosa piu' semplice che riesco ad immaginare.
Storia temporale della particella in movimento sull'asse x
E se la particella volesse fare un viaggio a ritroso nel tempo?

Be', potrebbe farlo come in "The time machine". Ma in questo caso il nastro di carta sarebbe riavvolto verso l'alto. Ma a modo di vedere di POA una particella personificata non potrebbe mai e poi mai reincontrarsi nel passato e cambiare il corso degli eventi.

Cio' perche' i viaggi nel tempo stile "The time machine", lungi ben inteso dall'essere banali, finiscono necessariamente nel cadere in innumerevoli paradossi, tutti generati dal non voler ammettere che sarebbe lo stesso viaggiatore a retrocedere "molecolarmente" nel tempo, annichilendosi.

Cioe' finendo con lo scomparire egli stesso.

Consiglierei alla nostra particella di intraprendere piu' ragionevolmente il viaggio a ritroso come in "Il prigioniero di Azkaban". 

Il viaggio a ritroso di Harry Potter ed Ermione Granger nell'episodio citato e' piu' ingegneristicamente plausibile in quanto risolve il pericoloso rompicapo della presenza dei personaggi "doppi" assieme agli "originali".

Non so se la Rowling ci abbia riflettuto in questi termini, ma penso di si' visto il risultato narrativo.

Harry ed Ermione non si sono annichiliti nel viaggio retrogrado.

E allora la ns. particella come dovrebbe procedere?

Vediamo.

Aggiungiamo una nuova dimensione alle due gia' presenti x,t. Diciamo di aver aggiunto la dimensione ç. Quindi abbiamo una struttura a tre dimensioni x-t-ç (mutuamente ortogonali) di cui una (la x) e' una dimensione usuale della geometria euclidea, una seconda (la t) e' il tempo, e la terza, la ç... be' fate un po' voi.
Per me e' una (strana) dimensione ulteriore e basta.

A questo punto riavvolgiamo il nastro dello spazio-tempo ma con l'accortezza che la particella mobile stia ora un po' sollevata dal piano x-t. Diciamo di una quantita' ? Diciamolo.

Basta veramente poco piu' su, giusto per dire che durante il riavvolgimento del nastro-tempo non sta piu' esattamente ripercorrendo all'indietro la vecchia traiettoria § bensi' una traiettoria simile e molto vicina. Diciamo (§+). Ma distinta.

Quanto distinta? Q. b.

Il risultato potrebbe essere quello di figura seguente.

La situazione risultante dopo l'aggiunta della dimensione ç


A questo punto la particella potrebbe tornare vicino ad ogni sua precedente  esperienza spazio-temporale senza necessariamente annichilirsi.

Potrebbe vedersi, perche' no, quasi interferire con se' stessa nel passato. Dipende da quanto piccolo si riesce a prendere , e cioe' in definitiva da quanto piccolo si riesce a prendere l'incremento .

Non oso pensare a cosa succederebbe se durante il riavvolgimento del nastro-tempo improvvisamente collassasse per qualche ragione a zero, e quindi la particella in arrivo dal futuro collassasse sulla sua "doppia" del passato.

Nemmeno la Rowling ha osato tanto: nella sua narrazione gli Harry ed Ermione "storici" non vedono mai i loro "doppi" giunti dal futuro.

Tuttavia proprio questa piccolezza a piacimento di puo' essere il criterio per interferire dal futuro sul passato senza rischiare di annichilirsi... o senza rischiare di alimentare la saga dei paradossi sul viaggio nel tempo.

Si sara' notato l'uso di una arzigogolata simbologia... ... .

Il simbolo d sta ovviamente per "il differenziale di un qualcosa". All'ingegnere serve per stare nelle fantasticamente ridotte vicinanze di quel "qualcosa" senza pero' generare matematiche non lineari.

Il simbolo § - me ne scuso - e' semplicemente perche' sulla mia tastiera non c'e' modo di scrivere la lettera greca gamma, che di solito sta per traiettoria.

Il simbolo ç usato per la terza dimensione e' invece voluto: non ho usato y oppure z, simboli comuni per lo spazio euclideo, solo perche' questa e' veramente una nuova dimensione fisica.

Scoperta? Da scoprire? Un delirio mentale di POA?

Non so. Del resto questo post ipotizza solo alcune condizioni da rispettare per viaggiare a ritroso nel tempo senza paradossi, ma non dice come si puo' tecnologicamente realizzare il viaggio.

E' tuttavia evidente che ç e' una dimensione necessaria, da aggiungere alle note x-y-z-t. L'unico modo per scappare all'indietro e' riuscire ad intrufolarsi in uno continuo almeno un po' piu' ampio x-y-z-ç-t.

Ed infine il viaggio di Mario (Troisi) e Saverio (Benigni) in "Non ci resta che piangere".

Come farglielo fare alla ns. particella nel piano x-t ?

Be', qua ragazzi si va sul difficile. Qua siamo di fronte ad un capolavoro!

Ma avete presente la faccia di Leonardo Da Vinci quando Saverio (Benigni) gli spiega come deve inventare il treno? Solo quella vale tutto il film.

Qua pero' se volete capire che viaggio hanno fatto i ns. due, dovete riavvolgere il nastro dei vs. ricordi almeno sino all'esame di Analisi Matematica 1 e Geometria 2.

Il viaggio di Mario e Saverio e' del tutto particolare: girando a quell'incrocio col treno hanno imboccato una strada - un budello spazio-temporale - che non doveva esserci.

In pratica si tratta di una singolarita', se volete, una specie di aderenza intestinale, che ha riavvolto (localmente) su se stesso lo spazio-tempo creando un effetto tunnel.

In pratica sono incappati in una piega che ha reso il ns. universo da semplicemente connesso a pluriconnesso. Come se il grande demiurgo dell'universo nel tessere ai ferri la sua maglia spazio-temporale avesse accidentalmente perso un punto.

Un possibile spazio-tempo pluriconnesso

Una maglia ha tirato l'altra e i due tapini ci sono cascati dentro. Non si sono annichiliti, per loro fortuna, ma sono stati catapultati altrove. Nel Medioevo.

Quante singolarita' ci sono nell'universo? C'e' qualche regolarita' nel loro ripetersi? Perche' ci sono?

Nel ns. piano x-t dovrebbe dunque apparire una singolarita': ad un certo istante t' la particella dovrebbe cadere in un budello fuori dal suo spazio e ricomparire in un qualche punto a monte. Come in un nastro con una connessione fuori dal proprio piano.

Ecco. Questi sono tre modi di viaggiare nel tempo:
- come nella fisica classica, ma creando un sacco di paradossi;
- o come in una fisica piu' evoluta ma comunque ancora lontana da uno sbocco tecnologico;
- o infine cadendo intrappolati in una singolarita' spazio-temporale.

Ce ne sono altri di modi?

Non so. Questo e' solo un post.

Ma in giro si bisbiglia che la fisica quantistica sia messa anche peggio.


POSTILLE DI RITORNO DAL VIAGGIO SPAZIO-TEMPORALE
Il mio vedetelo come un bizzarro esercizio di scrittura. Ma molto secondo me e' quello che sta dietro al velo che ci separa dalla conoscenza.

La ns. percezione a cinque sensi non e' detto, anzi proprio no, non ci permette di capire il piu' delle cose.

E viaggiare nel tempo forse puo' avere anche molti modi di manifestarsi: noi ora ne intendiamo solo alcuni, forse i piu' banali.

Ad esempio, l'effetto Deja vu non potrebbe essere un tassello di una teoria sullo spazio-tempo?

Ma scusate, anche solo il rileggere un passo di un libro una seconda volta non equivale a fare un viaggio nel tempo? Solo che non avviene nelle consuete coordinate x-y-z-t.

Ma non per questo possiamo escludere che non faccia parte della famiglia dei viaggi temporali.

E poi la cosa che piu' mi lascia sbalordito: ma ve la vedete voi la faccia di Leonardo Da Vinci, messo seduto in alto su di un jet con lo smartphone in mano a schizzare una slide sulla cloud?

Eppure.


LETTURE SOTTO L'OMBRELLONE
Se pensate di avere una vena leggermente masoch, non vi consiglio, ma vi indico solamente col dito:

Kenneth W. Ford, Il mondo dei quanti - La fisica quantistica per tutti, Bollati Boringhieri, 13.00 euri.

Accanto a capitoli decisamente massacranti, ce ne sono di gradevoli. Un giusto mix sado-maso.

Ah, si parla anche di particelle che vorrebbero viaggiare a ritroso nel tempo.

Ma non prendetevela con POA.

^  ^  ^

Bene, bene. Pausa caffe' terminata.

Devo chiudere qui. Due cortesi signori vestiti di bianco mi sono venuti a prendere.

Vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro.
Vs. POA

N.B.: l'immagine di testata e' un ritaglio tratto da una mia foto scattata ad un convegno sulla sismica tenutosi a Venezia nel 2012. Le immagini del post sono state create con il software Libre Office Draw.

[ 178°] HOW TO TRAVEL BACKWARDS IN TIME
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domenica 29 giugno 2014

[177°] TERMINA IL PERIODO DI COESISTENZA NORMATIVA PER I LAVORATI D'ACCIAIO E D'ALLUMINIO

Mamma mia che polvere! Come pulisce male...

Sentite qua, cari blog-Readers: dopo questa lunga assenza non mi aspettavo di trovare tutta sta sporcizia qui alle Officine.

E poi, st'aria di chiuso.

Be', mentre io arieggio e vedo di pulire e magari verifico anche lo stato delle rotative, mentre faccio tutto cio', vi lascio questa recentissima nota del Servizio Tecnico Centrale.

(Ma va': scopro ora anche questo link alla stessa nota)

Mi e' stata "regalata" ad un corso, da un ingegnere generoso. E POA ci aggiunge questo (credo) interessante link di FAQ. Ormai non si parla piu' di direttiva prodotti da costruzione (CPD), ma di regolamento (CPR).

Mi pareva cosa buona e utile mettervene subito al corrente, se non gia' cosi'.

^ ^ ^
 
P.S.: per ricominciare sto abbozzando un post "riempitivo". Da morirne per l'imbarazzo. Ma devo.

A prestissimo.
Vs. POA

N.B.: l'immagine di testata e' un ritaglio tratto da Wikipedia.

[ 177°] COEXISTENCE PERIOD ENDED WITH REGARD TO EN 1090-1
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sabato 26 aprile 2014

[176°] IL COLLAUDO DEI LAVORI - 2a puntata

Mamma mia: due mesi di assenza! E se fossi morto?!
Non un pensiero. Non un fiore. Solo Giuliano, che mi ha scritto un'email per farmi riprendere. Non che tenesse particolarmente a me. Solo gli serviva la seconda puntata sul collaudo. Per il resto potevo schiattare.
Giuli: ciapa 'sta seconda puntada, ma va anca in mona.


IL COLLAUDO DEI LAVORI - 2a puntata
Il cantiere al guinzaglio con schedone e calendario

Continuiamo la chiacchierata?

Ma prima le regole che mi sono dato la scorsa volta: niente ex-cathedra, niente ex-voto, niente scoop(s). Solo un sano amarcord.

Bene.

Parlare di collaudi, a mio modo di vedere, obbliga ad entrare in questioni non solo tecniche, ma anche progettuali, piuttosto che organizzative, piuttosto che amministrative.

Il che e' come dire: guarda collaudatore che devi tenere sott'occhio una marea di carte... oltre al cantiere... oltre alle opere.

Trascurare anche uno solo di questi aspetti, magari perche' ci e' poco congeniale, non solo vuol dire svolgere parzialmente il collaudo, ma anche rischiare di cacciarsi nei guai.

Cio' perche' nel sistema italiano, in realta', si collauda "un contratto" o meglio, l'esecuzione di un contratto (d'appalto): e cio' implica il dover "girare" parecchie carte ancor prima di cercare dove s'e' lasciato l'ultima volta lo sclerometro.

In queste puntate non avrei intenzione di seguire un ordine canonico nel dire le cose, quanto piuttosto il cuore, ed era appunto il cuore che mi si fermava quando vedevo una cosa fondamentale da controllare - il cantiere - fuggirmi via come una lepre.

Parlo ovviamente della gestione del cantiere che e' cosa diversa dal controllare la qualita' delle opere e la loro corrispondenza al progetto, argomento questo di prossime puntate.

Ed un po' perche' il committente ti nomina in corso d'opera... avanzata, ed un po' perche' le cose raramente seguono uno sviluppo ordinato, nel tempo mi ero fatto l'idea che riuscire a seguire un cantiere a colpo d'occhio fosse una delle cose piu' auspicabili.

Come dire: occorreva escogitare una "prova del nove" per controllare l'andamento di una "cosa" piu' grande di me.

Per questo motivo mi ero attrezzato nel tempo con due banalissimi strumenti che devo dire, a scapito della loro disarmante semplicita', mi hanno reso un servigio non da poco.

Il primo era il calendario di cantiere, realizzabile da chiunque con qualsiasi foglio di calcolo; il secondo, che io chiamo schedone, altro non era che il riassunto sopra un gran foglione di tutte le cose riguardanti l'andamento di cantiere, ovviamente nell'ottica del collaudatore.

Vi lascio un esempio di schedone ed un esempio di calendario di cantiere, opportunamente accecati per questione di privacy. Ognuno se li puo' creare ed organizzare come meglio crede: e' il principio che conta.

Questi due strumenti, prima che smettessi, li usavo assieme e devo dire con soddisfazione.

Con la loro sintesi concentrata in un colpo d'occhio mi permettevano di prevedere le mosse dell'appaltatore: se fosse stato in grado o meno di rispettare il cronoprogramma, se una tal sospensione gli avrebbe dato diritto ad un S.A.L. anticipato,  se la presenza di un subappaltatore fosse legittima e cosa importantissima, se avessi ancora la copertura delle garanzie finanziarie.

Ultimamente passavo veramente molto tempo su questi due prospetti, soprattutto sul calendario, verificandolo con i caposaldi (le mailstones del Gantt) del cronoprogramma di progetto.

Nel caso che qui ho allegato, ad esempio, e' evidente la consistenza  della prima sospensione ed altrettanto evidente e' che si stava andando verso una legittima richiesta di pagamento di S.A.L. per rata inferiore al minimo contrattuale.

Come poi cosi' e' stato.

Bene, non e' affatto trascurabile per un collaudatore potersi attrezzare fin da subito per un tale evento: basta ricordare che fino a poco tempo fa il collaudatore era tenuto qui nel Veneto ad acclarare i singoli S.A.L. (se soggetti a contributo regionale).

Cio' poteva fare la differenza anche per la scelta del momento giusto per una visita.

Oltre a cio' va detto che una percezione visiva delle cose, nel senso letterale del termine, secondo me e' impagabile.

Ad esempio una data di ultimazione dei lavori che sospensione dopo sospensione vada a cadere in agosto e' a mio modo di vedere, il campanello d'allarme per dire che difficilmente il committente potra' avere la disponibilita' delle opere nel tempo pattuito, perche', che si voglia o meno, i grandi appaltatori ma anche molti piccoli artigiani, col cavolo che lavorano in agosto. Con i fornitori chiusi.

E questo si capisce meglio solo con un calendario davanti.

Pure mi e' stato utile quello che ho chiamato "schedone". Un riepilogo-dati in progress. Se avessi continuato in questa attivita' probabilmente avrei finito con l'allegarlo al verbale di campagna che ero solito far sottoscrivere ai presenti durante le visite in corso d'opera.

Sarebbe stato una specie di istantanea del cantiere a quel momento: non sarebbe piu' occorso scrivere una montagna di notizie, ma tutto sarebbe stato a portata di mano in pochi semplici schemini riassuntivi.

To', un amarcord: il verbale di campagna era un unico foglio (prediligevo l'uso bollo) che tiravo fuori dalla borsa a fine visita, solo per scrivere a mano non piu' di una/due cose importanti e che facevo firmare a tutti i presenti. Questo, assieme a qualche foto-ricordo fatta col telefonino mi consentiva a casa ed in tutta tranquillita' di stendere il verbale ufficiale.

(Faccio notare che mentre per il direttore dei lavori e' disponibile una montagna di documenti di controllo - c'e' qualche Vecchio che si ricorda del Manuale del D.L.? - nulla mi risulta sia stato pensato per il collaudatore: eppure anche lui figura in corso d'opera.)

Oltre a tutto cio', per un collaudatore come per qualsiasi altro professionista tecnico, non dovrebbe mai mancare la curiosita'.

Oggi ci sono dei bellissimi strumenti 'gis' che consentono con due click di ottenere una montagna di informazioni.

E' facilissimo geo-localizzare un cantiere: vedere i vincoli che va a toccare, se cade in qualche area di rispetto, in quale comune si trova, da quali strade e' servito, che geologia del territorio presenta. E chi piu' ne ha piu' ne metta.

Pure e' molto utile fare un giro anche fuori dallo steccato di cantiere: vedere che paesaggio c'e', se siamo in piano o in acclivio, se siamo in centro abitato o no. Vedere se in giro ci sono lupi o agnelli.

Ma perche'? vi chiederete.

Forse non c'e' un perche'. Tutto dipende dall'indole di ognuno. Una cosa e' certa: piu' informazioni si hanno e maggiore e' la probabilita' di evitare guai o se capitano, di minimizzare le perdite.

Del resto mi pare sia fuor di dubbio che un cantiere sia un punto di accumulazione di rotture di balle.

Come pure non c'e' nulla di piu' appagante che completare un collaudo cum laude et benedictione.

E vi lascio con un compitino per casa: siete gia' a conoscenza di cosa dice il Codice Civile a proposito dell'appalto? (articoli 1655-1677) E sul professionista autonomo? (articoli 2222-2228) E sui fatti illeciti? (articoli 2049, 2053, 2055-2059) E sulla fidejussione? (articoli 1944-1957)

Sono tutti da tener presente anche se l'appalto e' pubblico: o perche' un "terzo" si trova sempre, oppure per esplicito richiamo della norma, come nel caso dell'articolo 1667 sui vizi occulti.


^ ^ ^
 
Bene, caffe' in corso d'opera terminato.
 
Sperando che lavoro e rotture varie di pelotas mi lascino un po' tranquillo, vorrei sbilanciarmi e promettere qualche post di cultura sismica varia, per poi riprendere la chiacchierata sul collaudo.

Contando di rivedervi, obviously.
Vs. POA

1a puntata: IL COLLAUDO DEI LAVORI - La visita zero


[ 176°] THE TECHNICAL APPROVAL OF CONSTRUCTIONS OF CIVIL ENGINEERING - 2nd part.
Planning instruments for the construction yards.
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domenica 9 marzo 2014

[175°] IL COLLAUDO DEI LAVORI - 1a puntata

Il morbo infuria e il pan ci manca. Ormai ho alzato... bandiera bianca.

Con questo ricordo romantico di quando si era giovani leoncini, spavaldi di fronte a chiunque (fuorche' alla forza di gravita'), do' inizio ad una nuova serie di puntate su:


IL COLLAUDO DEI LAVORI - 1a puntata
La visita-zero

Cominciamo a chiacchierare di collaudi? che dite?
Si', dai: era da un po' che ne avevo data anticipazione.

Chiarisco subito: niente ex-cathedra, niente ex-voto, niente scoop(s). Solo un po' di sano amarcord alla chiusura di una esperienza. La mia.

E qualche quanto di conoscenza afferrato in anni di lavoro che (forse) merita di essere scritto sulle pagine di POA. Che' magari puo' interessare a qualcuno.

Bene.

Ci sono vari modi di interpretare un incarico di collaudo:
Cio' dipende dalla preparazione e dall'indole di ognuno.

Per il sottoscritto e' sempre stato un esercizio moolto impegnativo.

Le disposizioni sul collaudo sono tipicamente italiane: dicono tutto ma alla fine non dicono nulla (o quasi).

Stando al Regolamento sui lavori pubblici il collaudatore dovrebbe:
  • controllare che il progetto sia stato eseguito (pare un ossimoro)
  • controllare che l'esecuzione sia avvenuta a regola d'arte (qua ci capiamo gia' di piu', ma non troppo)
  • controllare la bonta' della corrispondente contabilita' (il do ut des)
  • controllare l'espletamento eventuali procedure espropriative poste a carico dell'appaltatore (esistono: ho visto anche di queste)
  • controllare poche altre cosucce che sono annoverate sotto "il rispetto delle leggi di settore applicabili" (se par poco).
Sono partito da una norma sui lavori pubblici perche' il collaudo sarebbe un istituto tipico di quell'ambito, ma nulla impedisce che sia il privato (una azienda, un grande committente, una multinazionale) a chiedere il collaudo dell'opera commissionata e realizzata per se medesimo.

Fatto sta che per collaudo io ho sempre inteso una operazione di controllo, inteso non tanto come monitoraggio in progress - che invece spetta al direttore dei lavori - bensi' di verifica di una conformita' di un risultato a delle specifiche (che per carita', puo' essere anche in corso d'opera).

Su questo punto delle specifiche di partenza tornero' ampiamente nelle prossime puntate, ma direi subito che il grosso, la ciccia, sta proprio in quelle. Possono riassumersi in: progetto, contratto (d'appalto), usi, prassi, norme di prodotto.

Se il collaudatore non le conosce, e' un cadavere che cammina. Se il collaudatore non ha mai realizzato prima un esemplare di cio' che e' chiamato ora a collaudare, e' carne bruciata.

Ma andiamo avanti.

Io ho sempre avuto una feroce cusiosita' di imparare ma anche, perche' no, la necessita' di sbarcare il lunario a fine mese. Per cui un collaudo non si buttava mai.

Ma cosa fare al momento dell'incarico?

Ultimamente, dopo tante battaglie, mi comportavo piu' o meno cosi':
  1. in primis non accettare nessun incarico e non sottoscrivere nessun disciplinare;
  2. effettuare piuttosto la cosiddetta visita-zero: per conoscere il committente, per acquisire informazioni sull'appaltatore, per vedere se gli atti sono raccolti in maniera completa e diligente, per venire a preventiva conoscenza di eventuali problemi rilevanti;
  3. valutare se si ha l'esperienza per l'incarico di collaudo da svolgere, se vi si puo' eventualmente sopperire in qualche modo, o se c'e' una imperizia invincibile;
  4. elencare tutte le norme principali cui e' soggetta l'opera (leggi, regolamenti, norme volontarie di settore);
  5. prendere coscienza (senza andare in cantiere) dello stato di avanzamento dei lavori, ovvero sapere se l'opera non e' ancora iniziata;
  6. prendere coscienza dello stato degli eventuali pagamenti;
  7. prendersi una settimana di riflessione, che' tanto non c'e' fretta: mai (la fretta e' una balla inventata da chi e' in ritardo).
Solo alla fine valutavo la parcella e prendevo una decisione (rifiutare non l'ho mai considerato una vergogna, se c'erano i giusti motivi).

Ma vediamo come procedere nel dettaglio.

Fare la visita-zero per me era fondamentale perche' fare un collaudo e' come salire su un torpedone di montagna: bisogna sapere chi sono i compagni di viaggio, se sono casinisti o no, se bevono e ruttano assieme al guidatore, se lo stesso guidatore ha esperianza di guida su tornanti, se ha almeno la patente per i torpedoni.

Insomma occorre sapere se l'ambiente e' informato a criteri di prudenza, perizia e diligenza.

Fondamentale per me era sapere che tipo di testimone mi veniva passato: un testimone regolare oppure un sacchetto con un ticchettio dentro?

Per sgrezzare subito la questione lascerei un quanto di conoscenza piuttosto sudato ma di fondamentale importanza.

Secondo me e' essenziale che il collaudatore preliminarmente all'accettazione dell'incarico accerti:
  1. se il progetto da eseguire e' stato approvato dal committente e se contestualmente e' stata approvata anche la sua validazione tecnico-amministrativa (per far cio' e' sufficiente vedere che ci sia il parere di regolarita' tecnica del RUP);
  2. se l'approvazione e' corredata dal parere di regolarita' contabile (se non c'e' e' molto probabile che non ci siano neppure i soldini per la Vs. parcella).
A questo punto il collaudatore, ritiratosi in camera caritatis, dovrebbe consultare per proprio conto e senza dirlo a nessuno, alcune cosucce che per carita', non sono obbligatorie da leggere, ma neppure le mutande sono obbligatorie (eppure le mettiamo...).

Prima cosuccia: leggersi il bando di gara o la lettera di incarico e vedere se la scelta del costruttore e' coerente con la categoria dell'opera da realizzare.
Prendersi nota a parte.

Seconda cosuccia: leggersi i documenti di qualifica del costruttore, SOA, DURC, CCIAA, casellario giudiziale (il RUP ce l'ha).
Prendersi nota a parte.

Terza cosuccia: leggersi i documenti di validazione (ci si trovano cose interessanti e utili).
Prendersi nota a parte.

Sino ad ora il collaudatore e' solo un potenziale collaudatore, perche' non ha firmato alcun contratto di incarico.

Bene. Fatte le opportune valutazioni, messi in colonna i + ed i -, e' necessario tirare una somma, per accettare o meno l'incarico.

Qui non c'e' regola che tenga: ognuno e' lupus o faber di se stesso. L'agnello non puo' diventare lupo ed il lupo non puo' diventare agnello.

Se sentite che la camicia e' stretta, ancorche' bella, forse e' meglio non comprarla. Se invece vi piace il rischio, magari ponderato, allora accettate.

Molto dipende anche dal Vs. status di quel particolare momento.

Secondo il mio modo di vedere una cosa non bisognerebbe mai fare: prendere una decisione ad occhi chiusi, cioe' senza aver prima conosciuto le condizioni al contorno.

Nella mia esperienza di lavoro non sempre e' stato possibile applicare quest'ultima regola aurea. Ed ogni qual volta cio' e' accaduto ho sempre sudato le proverbiali sette camicie.

Perche' in ogni settore si trova sempre un figlio di mamma-muuu che ti da' in mano un sacchettino con un ticchettio dentro...

Alla prossima.

^   ^   ^

Vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro, con appuntamento al prossimo post di meta' marzo, o giu' di li'.
Vs. POA

P.S.: vi ricordate le famose puntate sul processo di L'Aquila? Be', Marco mi ha a sua volta regalato due interessanti link: 1° documento web, e 2° documento web. Grazie Marco!

[ 175°] THE TECHNICAL APPROVAL OF CONSTRUCTIONS OF CIVIL ENGINEERING.
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sabato 8 febbraio 2014

[174°] IL CONCETTO DI VELOCITA' ISTANTANEA

Chi volesse leggere questo post senza farsi venire mal di testa, deve farsi trovare immediatamente al binario numero nove e tre quarti.

Il post in sintesi:

- il concetto (matematico) di velocita' istantanea
  una allegoria per il (doloroso) concetto scolastico di 
  velocita' istantanea
- l'operazione matematica di passaggio al limite
  una seconda allegoria per la potente operazione 
  del Calcolo


IL CONCETTO (MATEMATICO) DI VELOCITA' ISTANTANEA
Vi siete mai trovati incasinati e col mal di testa in mezzo a colorate allucinazioni di simboli tipo: dx df dy df/dx y' f'?

Quei simboli hanno il potere spaventoso di oscurare le menti, di inghiottire in trip senza ritorno interi allievi ingegneri spavaldi, anche di peso noto notevole.

Guardo i miei vecchi appunti universitari sul tema, con paura, come ad un "libro dei morti".

(Ricordo che li ho studiati nonostante quel fastidioso bisbiglio dei muri di casa)

Ecco, senza presunzione, vorrei che questo post fosse come un mantello magico proprio per quegli allievi che si addentrano per la prima volta in questo ambiente incantato. Perche' non e' detto che riescano ad uscirne.

Ma l'eta' giovane e' dalla loro. Ed io voglio loro bene sincero.

Vediamo allora di (tra)scrivere giu' le idee senza stressare i cervelli, ma piuttosto come offrire un buon caffe'.

Io partirei dalla classica definizione di velocita' (media):

v|med = spazio percorso / tempo impiegato = s / t

Questa da' l'idea di uno spostamento sempre costante nell'unita' di tempo, per tutta la durata del movimento.

La definizione richiede alcuni ingredienti: uno spazio percorso non nullo (ma anche no), un intervallo di tempo non nullo (questo si'), una operazione elementare di divisione.

Il risultato e' dimensionale ed e' espresso in unita' di spazio su unita' di tempo: cio' significa, intanto, che uno stesso movimento puo' avere velocita' (medie) diverse, a seconda delle unita di misura usate.

Gia' questo mi ha sempre scocciato. Per dire, p-greco e' sempre p-greco: sembra esistere in qualunque aula didattica, numericamente sempre uguale a se stesso.

La velocita' (media) invece no: e' piu' evanescente. E' un numero con uno zaino sulle spalle. Se lo zaino e' Invicta, allora si presenta cosi', se invece lo zaino e' Seven, allora si presenta cola'.

Parlando di velocita' (media) bisogna sempre descriverla con le sue unita' di misura, altrimenti si arrabbia, si turba, svanisce, dissimula la sua informazione.

Insomma, gia' si capisce che occorre trattarla con assoluto rispetto perche' sia docile e sveli cio' che sa.

Forse un personaggio cosi' mutevole pone qualche dubbio sulla qualita' della sua esistenza. Forse i numeri "con lo zaino" vanno capiti meglio...

Ma adelante.

I guai per lo studente cominciano quando si cerca di calcolare la velocita' in movimenti di durata sempre piu' breve, addirittura quando lo spostamento avviene in un intervallo di tempo tendente a zero.

In questo caso, con simboli semplificati:

v|ist = lim ( s / t )  per t --> 0

In questo caso l'operazione di limite ha senso tentarla, e se il limite esiste ha pure senso assegnare questo valore "v" all'istante (t = 0).

Cio' che a mio parere non ha senso e' credere che questo valore v|ist sia ancora una velocita' della stessa natura di v|med.

Credo sia proprio questo che fa andare in corto circuito la testa degli allievi ingegneri, perche' si sforzano di ritenere il concetto di v|med applicandolo in un istante ben preciso t=0. Dimenticandosi che v|med richiede un intervallo di tempo, non un singolo istante di tempo.

Il corto circuito e' poi totale quando questa nuova torta appena sfornata viene chiamata v|ist, velocita' istantanea: ma allora e' vero che e' una velocita'!! caspita!! Me lo dicono loro, e poi ha le stesse dimensioni della velocita' (media).

A mio modo di vedere non e' cosi'.

E' vero che la velocita' istantanea ha lo stesso zaino della velocita' media, ma e' l'apoteosi della finzione. Si camuffa da velocita', perche' ha rubato lo zaino dalla sua amica velocita' media, ma il suo volto e' orribile, e' quello di un mostro: si camuffa da velocita' ma il suo intervallo di tempo che tiene a denominatore e' rigorosamente uguale a zero.

Ho fin paura di scatenare la tempesta perfetta scrivendolo. Rischio: ha rubato lo zaino alla buona velocita' media ma dentro vi ha messo un terribile (0/0).

Come e' stato possibile? e come e' stato possibile che nessuna sirena matematica si sia messa a suonare l'allarme "division by zero!" "division by zero!" "division by zero!"?

A mio modo di vedere il merito e' di un certo Mr. Leibniz che ha giusto inventato quelle lunghissime pinze che pur senza vederlo, riescono a catturare il rapporto (0/0) e a calcolarne di volta in volta (se esiste) il valore.

(0/0) e' una divisione terribile, appena scritta gia' si dimena, si torce, si trasforma quasi come un licantropo, un mutaforma, un alieno, una cosa, un terminator, urla, grida, sghignazza, digrigna, ulula.

Puo' darsi che ad un certo punto collassi: ed allora si placa assumendo un qualche valore. Oppure se ne scappi via, quasi vergognandosi dell'orrido suo aspetto, ed allora la si vede sparire all'infinito.

Solo le pinze di Leibniz ci consentono di torcere per il collo la bestia (0/0), di vederla mutare e trasformarsi in un qualche numero mite, oppure di inseguirla nel suo lontano scomparire, senza pericolo di ferirci.

Queste pinze sono ovviamente il "limite", l'operazione matematica di limite: a mio modo di vedere la prima vera (e assolutamente) nuova operazione matematica apparsa sotto il sole dalla scoperta delle operazioni + - x /.

Quindi non si deve vergognare alcuno se non ha chiaro questo concetto di velocita' istantanea: perche' non e' una velocita', anche se ci assomiglia, anche se ha lo stesso zaino.

Quando il tempo stava per collassare al valore 0, si aveva

v = 0/0

Noi a questo punto abbiamo catturato - un attimo prima del suo collasso - la bestia (0/0) con le pinze di Leibniz e l'abbiamo tenuta stretta sino a che e' collassata su di un valore "v".

Ma in questa lotta furibonda che ha portato la bestia al collasso, abbiamo investito e perso molto: abbiamo perso la realta' fisica, non siamo piu' nel mondo fisico reale, bensi' nel mondo dei concetti matematici.

A questo punto possiamo anche chiamarla col nome di velocita' (istantanea), ma tutto e' fuorche' una velocita' reale.

Avremmo potuto chiamarla Zoe, Maria, cicuta, piantumperla rutilosa. Ormai la bestia era collassata per sempre uscendo da questo mondo.

Ma la storia non finisce qui. Perche' per nostra fortuna Mr. Leibniz era un gigante, anzi, un Gigante, e le sue pinze nella lotta furibonda con la bestia, ci hanno si' scaraventati in un mondo diverso, ma in un mondo dove tutto e' pan di zucchero.

Dove le stelle sono di glassa, la pioggia e' di gocce di cioccolata, i fiumi sono di crema.

Un tal mio amico direbbe: un mondo dove la mona e' ovunque.

E perche' tutto sto benedetto ottimismo? Ma perche' la bestia (0/0) nel suo morire e' andata a collassare in quel che null'altro e' che un quasi-differenziale dello spostamento, e cioe':

v|ist = ds / dt 

Nei due mondi, quello reale e quello matematico, almeno per noi ingegneri, il tempo e' sempre la stessa medesima grandezza. Ma correre lungo una traiettoria reale torta e ritorta non e' la stessa cosa che correre su di un binario rettilineo del mondo matematico.

Questo binario rettilineo e' appunto il differenziale dello spostamento:

ds

Il mondo matematico con la sua magia buona ci rassicura dicendoci che invece di correre per strade tortuose, arriviamo alla stessa meta anche correndo piu' semplicemente su binari rettilinei, chiamati differenziali, solo che questi si conoscano e si sappiamo trovare.

Ma per trovare "ds" basta fare:

v|ist * dt = ds

e voila', il binario e' bello che trovato.

La bestia si e' trasformata in pan di spagna, la strada curva in binario diritto, e questo nuovo oggetto chiamato (sfortunatamente) velocita' istantanea e' la nuova creatura che unendosi al tempo da' vita al differenziale: il grimaldello per il mondo reale, di ritorno dal mondo matematico.

df... il differenziale.

Ma questa e' un'altra storia.


L'OPERAZIONE MATEMATICA DI PASSAGGIO AL LIMITE
Trovo che nello studio come in tutte le cose della vita, una buona metafora, una buona allegoria puo' aiutare a capire qualcosa di piu'.

Ed il limite non sfugge a questa regola.

Su, andate ad un poligono di tiro e all'arrivo prendete il posto assegnatovi.

Solo che tra voi ed il bersaglio c'e' un telo nero, teso.

In mezzo al telo nero una fenditura, che pero' non lascia vedere nulla oltre.

Vi dicono che dopo che avete sparato col vs. fucile, e se avete colpito il bersaglio, sentirete un urlo.

Tranquilli, l'urlo e' solo registrato ma lo sentirete solo nel caso abbiate colpito il bersaglio.

Prendete allora la mira piu' che altro ad intuito, sfruttando le simmetrie della scena, immaginando dove ragionevolmente puo' trovarsi il bersaglio da colpire.

Fate fuoco. Il proiettile entra nella fenditura. La oltrepassa.

Sentite l'urlo.

Ecco, per POA il passaggio al limite e' come questo centro: sapete solo che lo avete fatto, ma non lo toccherete mai.

^   ^   ^

Direi che il post e' terminato, anche per chi stesse ancora cercando il capostazione.

Sperando di non aver rovinato a nessuno la pausa-caffe', vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro, con appuntamento al prossimo post di (circa) meta' febbraio.
Vs. POA

[ 174°] THE MATHEMATICAL DEFINITION OF THE INSTANTANEUS VELOCITY.
No english version for this post... sorry.

domenica 19 gennaio 2014

[173°] FEAPpv: FINITE ELEMENT ASSEMBLER PROGRAM / PERSONAL VERSION - 1a puntata

Non vado soggetto a mal di testa. Pero' quando mi ci metto riesco a crearne di favolosi. (Anche agli altri.)

Via immediatamente al post monotematico di questo umidissimo gennaio:


APPLICARE IL F.E.M. MEDIANTE IL SOFTWARE FEAPpv - 1a puntata

Mi ripromettevo nel post 132 di installare FEAPpv nel mio pc (si trova sotto la linguetta 2011).

Correva l'anno 2011, novembre 2011, il cinque.

Ci sono voluti oltre due anni perche' mi alzassi una mattina con l'intuizione giusta, la luna giusta, il mouse giusto e lo facessi. E tutto liscio al primo click.

O quasi, se mi scontate quel margine ingegneristico d'errore che non si elimina mai.

Se siete seduti con in mano il caffe' del mattino, vi racconto questa storia (in progress) con l'impegno di non farvi venire il mal di testa: che' sarebbe un delitto. Quello l'ho fatto gia' venire a me che basta.

Molti di voi poi lo conosceranno meglio di me. Ma per chi ha il piacere di sentire una nuova storia sul F.E.M., ecco qua.

FEAP sta per Finite Element Assembler Program e a quanto si capisce e' stato scritto principalmente dal Prof. R. L. Taylor. Si' proprio lui, quello di The Finite Element Method, scritto a sei mani con quell'altro mito, il Prof. Zienkiewicz e con il Signor Zhu.

La prima versione del FEAP risale al 1970, l'ultima - la 8.4 - e' del dicembre 2013. Per quanto ne so il programma e' a pagamento.

Di carino e' che il Prof. Taylor mette a disposizione una versione ridotta del software, il FEAPpv, che descrive cosi' (le parole sono le sue): "FEAPpv is a general purpose finite element analysis program which is designed for research and educational use".

FEAPpv - personal version - sembra fatto apposta per le Premiate Officine.

Detto, fatto.

Mi ci e' voluto tutto questo tempo, sapete, soprattutto perche' lavorando con un sistema operativo Linux (cugino stretto di Unix) alquanto obsoleto, non era proprio come bere un caffe' il procurarsi tutto l'occorrente. Specie, capirete, se uno si ostina a lavorare con 256 MByte di ram. (Avete capito giusto mega, non giga.)

Assicuro comunque che ora l'accrocco gira a dovere e questi sono gli ingredienti principali: anzitutto mi sono procurato un vecchio portatile ma stavolta con 2 Gbyte di ram.

Quindi ho dato un calcio in culo a Windows Vista relegandolo ad un improbabile dual boot. Al suo posto ho installato Open SuSE Linux 13.1 a 32 bit.

Di seguito ho installato un compilatore per il linguaggio Fortran, lo gnu-GCC 4.8.2; quindi ho scaricato l'archivio zippato di FEAPpv con tutto l'ambaradam dentro.

Scompattato, porconato, modificato, compilato e voila': il programma gira che e' una meraviglia.

Adesso si comincia a sperimentare, con i vecchi appunti e libri alla mano, sul F.E.M. appunto.

Due osservazioni: 1) credo si possa agevolmente installarlo anche su Windows, anche se nemmeno ci penso; 2) conviene comunque scaricarsi i manuali del FEAP, considerato che sono di libero accesso.

Una persona normale avrebbe iniziato dagli esempi che si trovano nell'Example Manual. Ma per quelli c'e' sempre tempo.

Volevo invece mettermi subito all'opera con quello che ricordavo di teoria (non usavo il F.E.M. dal 1990).

I risvolti tecnico-professionali dell'impresa sono tutt'altro che banali: la tecnologia F.E.M. puo' rivelarsi la morte civile anche per i progettisti senior.

Cosi' ho pensato che conveniva aprire la scatola iniziando con una semplicissima trave appoggiata con un carico concentrato in mezzeria, e vedere come si comportavano due elementi di libreria:

1) un classico elemento che ai miei tempi si chiamava "beam" e che qui vedo si chiama FRAMe: un elemento a due nodi con 3+3 d.o.f. che semplicemente trasferisce N, M e T;

2) un piu' oscuro elemento "solid" condensato su due dimensioni per simulare lo stato piano di tensione della trave di De Saint Venant: ai miei tempi forse questo era il "brick", ma qui si chiama SOLId e nel mio esempio e' un elemento a 4 nodi con 3 d.o.f. per nodo (2 spostamenti e una rotazione); e forse piu' avanti il Prof. Taylor mi dira' che tipo di funzioni di forma usa.

La semplice trave simula una qualche struttura che potrebbe stare sopra ad una forometria. Queste le sue caratteristiche: lunghezza = 250 cm, sezione 30 cm x 30 cm, E = 320000 Kgf/cmq.

La forza vale F = 100 Kgf in mezzeria di campata, all'estradosso.

La soluzione classica della Scienza delle Costruzioni da' per questa trave: freccia in mezzeria di campata = 1.507041 E-03 cm, Mmax = 6.25 E03 Kgf cm, max tensione di trazione = +1.3889 Kgf / cmq, max. tensione di compressione =  -1.3889 Kgf / cmq.

I due esercizi di POA per ora hanno l'obiettivo solamente di far girare FEAPpv con qualche istruzione non banale.

Per questo motivo nel caso di trave di De Saint Venant ho impiegato ben 50 elementi FRAMe, dove probabilmente ne bastavano 2.

Mentre nel modello a lastra in stato piano di tensione dapprima ho prima impiegato 10 elementi SOLId e quindi - in una successiva meshatura - ben 150 elementi SOLId. (La prossima puntata ne vedremo il motivo.)

Questi sono i file di input:

- input per trave a 50 elementi FRAMe
- input per trave a 10 elementi SOLId
- input per trave a 150 elementi SOLId

e analogamente di seguito sono le stampe di analisi opportunamente modificate con le immagini fornite a parte dal programma (tra l'altro questa potrebbe essere una idea artigianale per rendere piu' leggibili i listati vomitati dai vari software commerciali):

- output per trave a 50 elementi FRAMe
- output per trave a 10 elementi SOLId
- output per trave a 150 elementi SOLId

Tutto salvo errori ed omissioni, obviously.

Ho osservato:
  • nel caso del FRAMe i vincoli possono essere ridotti ai soli due d.o.f. verticali: il programma supera ogni labilita' della matrice globale di rigidezza, evidentemente eliminando righe e colonne nulle;
  • sempre nel caso dei FRAMe, mi e' piaciuto inserire ugualmente un vincolo sul d.o.f. orizzontale del nodo di mezzeria per avere una soluzione simmetrica, eliminando i moti rigidi della soluzione fornita da FEAPpv;
  •  le stesse precedenti osservazioni valgono negli esempi con gli elementi SOLId;
  • ho notato che mai nessun professionista interviene sui listati di output dei programmi per renderli piu' leggibili: prudenza? paura?? ignoranza???
Direi che per questa prima puntata sul FEAPpv puo' bastare.

Non mi resta che lavare la tazzina di caffe', augurarvi 15 giorni di proficuo lavoro e darvi appuntamento al prossimo post di inizio febbraio.
Vs. POA

[ 173°] FEAP: FINITE ELEMENT ASSEMBLER PROGRAM - 1st part.
No english version for this post... sorry.