lunedì 24 dicembre 2012

lunedì 19 novembre 2012

[155°] L'ISTRUTTORIA TECNICA DEI PROGETTI DI STRUTTURE

Gia' avevo pochi (ma qualificati) commenti... Ora il giocattolino di Google che comodamente raccoglieva a margine gli ultimi commenti dei lettori pare pure essersi rotto (ho messo un cerotto-medicato sotto ad ogni titolo). Mah, l'amico Gigi li chiama 'cazzabubboli'. E non a torto. Ah, v'informo: ho bisogno di riposo.

Via velocissimi agli argomenti del post:

- al SAIE 2012 si parla di controlli antisismici
  alcune considerazioni al ritorno dalla consueta visita a Bologna
- che tempo che fa
  alcuni link meteo per cantieri e/o vacanze


AL SAIE 2012 SI PARLA DI CONTROLLI ANTISISMICI
Come ogni anno anche quest'ultimo ottobre ho fatto la solita sortita a Bolognafiere.

Vedo questo incontro perdere di feeling di anno in anno. Non che manchi il pubblico: al primo giorno c'era il pienone. Solo che evidentemente la crisi miete vittime o scoraggia gli espositori.

Molti gli stand e gli spazi aperti sconsolatamente vuoti. Molte le esposizioni che sinceramente c'entravano poco col SAIE (su tutti, i prati erbosi!?). Molti gli espositori con un solo poster appeso al separe'.

Cosi' ho preferito dedicarmi alle iniziative congressistiche.

Una parentesi: il sito web che Bolognafiere dedica alla manifestazione e' qualcosa di indecente. Di meno usabile c'e' solo la casa degli Addams. Chiusa parentesi.

In sala Allemanda m'intrigava l' "Applicazione delle NTC 2008 nella presentazione ed esame dei progetti strutturali".

Una doccia fredda.

Si argomentava che le relazioni di calcolo non sono leggibili, che non si sa cosa controllare, che non sono chiare le responsabilita' e gli ambiti di competenza. Che questi istruttori della pubblica amministrazione sono lenti, a volte incompetenti, quasi sempre invasivi.

Sono gli stessi brontolii che udivo nel 2003. Quando dicevo - da assoluto incompetente - che prima del controllo doveva essere chiarito cosa si voleva controllare. Magari scoprendo che bastava un... autocontrollo del progettista.

La mia paura ancora oggi e' che qualcuno creda che il controllo tecnico-amministrativo consista nella verifica dei calcoli, nel controllo della bonta' dei modelli, insomma, nella validazione dei risultati.

Guardate che cosi' non e'.

Vedo di spiegare il mio punto di vista con un esempio concreto.

Di recente una cara collega mi sottopone il progetto ricevuto per la ristrutturazione di un immobile in aggregato. Ha dei dubbi, giustificati. Ma quello che la mette piu' in crisi e' il modello matematico usato per la verifica numerica. Il problema e' principalmente costituito dalla complessita' della mesh.

M'e' sembrato avesse ragione: ogni grado in piu' di liberta' e' un modo in piu' di vibrare. Ma sono tutti significativi? Cosa resta del significato fisico del primo modo di vibrare? Comanda ancora la fisica o siamo saltati nell'iperspazio della matematica pura? E le intuizioni di Fourier?

Insomma, si era di fronte, secondo noi, ad un genuino caso di richiesta di validazione. Conoscevo e stimavo i progettisti. Ne e' uscita questa lettera interlocutoria:

"(...) l'istruttoria del progetto ha evidenziato elementi di perplessita' tali da richiedere un incontro.
Si rappresenta sin d'ora che:
1) pare non potersi prescindere da valutazioni strutturali sull'intero aggregato;
2) pare non illustrato l'obiettivo finale delle verifiche di sicurezza, ovvero se nelle intenzioni progettuali si sia raggiunto un livello di adeguamento strutturale o piuttosto di semplice miglioramento sismico;
3) lo stato di fatto dell'immobile appare gia' di per se' molto lontano dai canoni ottimali propri di una struttura sismo-resistente. A fronte di cio' le scelte progettuali sembrano tendere a soluzioni esasperatamente complesse sotto il profilo del comportamento dinamico, che a parere dello scrivente ben difficilmente sono indagabili con i convenzionali strumenti di verifica resi disponibili dalla normativa [N.d.R.: analisi modale]. Resta pertanto evidente che una volta assicurati i riscontri del caso con la vigente normativa, le scelte tecnologiche, strutturali e di modellazione alla base del progetto non potranno che essere corroborate dalla sola responsabilita' del progettista."

Sia pur con tanti ma ci e' sembrato questo il modo meno scorretto per:
  • garantire la sostanza del controllo
  • rispettare il ruolo dei professionisti
  • rendere consapevoli -se serve- i professionisti del loro ruolo
  • non appesantire l'istruttoria
  • non ritardare il procedimento
  • evitare protagonismi
  • evitare di rompere le balle senza un beneficio pubblico
  • non dimenticare gli studi universitari comuni
Va da se' che l'incontro e' sempre al calor bianco. Ma non si deborda mai dal piano tecnico e si ha sempre la sensazione di lavorare assieme per la sicurezza. Col massimo del rispetto.

Io poi, ho sempre la sensazione di imparare moltissimo.


CHE TEMPO CHE FA
Mi pareva interessante condividere con gli aficionados delle Premiate alcuni link tra i miei preferiti. E di questi tempi credo che convenga proprio iniziare dal... tempo.

Ma prima delle nuvole che ne direste dei livelli idrometrici dei fiumi?

Chi nel Veneto vuole sapere se il corso d'acqua di fronte a casa sta per esondare deve appuntarsi il sito di monitoraggio dell'ARPAV. La sezione di interesse e' al link idrometeo.

Stesso discorso per il Friuli Venezia Giulia con la sua rete idrometeorologica.

Per dove sto io mi bastano questi dati, ma immagino che per le altre regioni sia lo stesso. Basta solo un po' di pazienza nel cercare...

Per le previsioni cumulate di pioggia consulto il sito COLA ed in particolare la pagina dedicata alle precipitazioni. Raramente questi diagrammi mi hanno tradito.

Ho l'immagine Meteosat, che non uso mai perche' non la so interpretare (sob). (Non tutte le nuvole danno pioggia!).

Sicuramente il sito che a mio parere e' il piu' attendibile in fatto di previsioni e' quello fornito dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare: non ricordo una sola buca.

Molto dietro annaspano le previsioni di ARPAV che ultimamente mostrano una pagina web assolutamente poco friendly (oserei dire, burocratica). Dove ARPAV invece offre un servizio insuperabile e' nel radar meteo e nella raccolta dei dati meteo: sia registrati nei giorni passati che in diretta.

Infine per avere un quadro assolutamente completo dei dati meteo conviene andare al sito che ISPRA dedica alla rete mareografica nazionale. Al link stazioni e' possibile prendere visione per l'area d'interesse di tutti i sensori diponibili. Ad esempio per Venezia direi che la gamma di informazioni disponibili e' assolutamente piu' che sufficiente alle piu' comuni necessita'.

Curiosita': i veneziani (che non sono veneti!) hanno anche le previsioni per l'acqua alta.

Vi sono poi un'infinita' di siti che vi danno le previsioni al metro quadro: da wunderground.com a ilmeteo.it per non citare tanti altri. Che tuttavia trovo forzature o uso poco.

Vi lascio solo un appunto: se avete tempo visitate sierrapapa.it. Merita.

Direi che sia che dobbiate pianificare un fuori porta o che dobbiate effettuare un getto di calcestruzzo all'aperto, ce n'e' a sufficienza...

^  ^  ^
Bene, avrei finito.

A dire il vero avrei finito anche per questo 2012.


Mi sarebbe piaciuto fare e dire molto di piu' (sob). Ho il rammarico di aver lasciato indietro la terza e ultima puntata sulla previsione dei terremoti, fatica piu' ardua del previsto (per motivi che vi diro') nonche' una risposta ad un lettore (peccato mortale).

Resta il fatto che per me - scambiare con voi due chiacchiere in pausa caffe' - e' stato un vero piacere.

Un grazie a tutti gli amici che mi hanno dato una mano in vario modo a tenere tonico questo blog.
E grazie a tutti i visitatori e tra questi a coloro che hanno scambiato un commento.

Considerando che questa estate il blog e' rimasto attivo, conterei di staccare in anticipo sulle feste di Natale, ma giusto per raccogliere con calma quattro idee.

Se non scoppia la terra, il girotondo riparte... il  2 gennaio 2013.

Stay tuned.
Vs. POA 

[ 155°] TECHNICAL CONTROL OF STRUCTURAL DESIGN FOR ENGINEERING CONSTRUCTIONS
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sabato 3 novembre 2012

[154°] LA NUOVA SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO IN PROVINCE

Fratelli d'Italia, all'armi, all'armi: l'Italia s'e' desta! Se qua non ci uniamo ce fanno 'a festa.

Dopo l'incipit tra i piu' patriottici che ho mai scritto, via subito al post di oggi:

- la nuova suddivisione del territorio in province
  un'operazione politica indagata con strumenti GIS
- l'ISTAT apre i suoi dati al pubblico
  finalmente i nostri dati ci vengono resi accessibili 


LA NUOVA SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO IN PROVINCE
Tranquilli Fratelli: qui non si parla di politica.

Ma e' di questi giorni la nuova proposta di suddivisione in province, nero su bianco. Anzi, a colori.

Questa notizia cade in concomitanza col fatto che solo ora scopro che l'ISTAT ha pubblicato gia' dalla fine dello scorso anno - ed in forma assolutamente gratuita - i dati geografici in formato shape delle proprie basi territoriali.

What?

Semplice: ha messo (finalmente) nella piena disponibita' dei cittadini i dati amministrativi e di censimento (1991, 2001, 2011) che sono stati pazientemente forniti dai cittadini medesimi.

Cosi' mi sono messo a cucinare.

Ingredienti per piu' persone:
- i dati istat in formato shape (in coordinate UTM e Datum 1950),
- i dati di pericolosita' sismica dell'INGV in formato shape (in coordinate geografiche e Datum WGS84),
- un po' di dati idrografici forniti mediante WMS dal Geoportale Nazionale.

Il tutto va adeguatamente impastato col solito software gis AdB Toolbox.

Ah, dimenticavo: per convertire tra loro i diversi sistemi di coordinate cartografiche, usare ConVE per il Veneto. Ma ogni regione ha il suo programmino, gratuito. Basta un po' di pazienza e magari una telefonata per trovarlo nella rete (ad esempio quello dell'Emilia Romagna si chiama ConvER_gps7).

Bene. Torniamo a bomba.

Io ragiono per il Veneto, perche' ci lavoro e vivo ma trovate nel Web i dati per qualsiasi altro territorio.

Ecco, le attuali province del Veneto sono quelle che vedete qui sotto, Belluno, Treviso, Vicenza, Venezia, Veona, Padova, Rovigo, sette:

Immagine delle sette province attuali del Veneto
Veneto - Province attuali

La proposta e' quella di unire Padova con Treviso, Verona con Rovigo come di seguito, ottenendone 5:

Immagine delle nuove province proposte per il Veneto
Province 'di progetto'

Mi e' venuto lo sfizio di valutare la suddetta proposta secondo due paradigmi tipicamente ingegneristici: primo paradigma, l'assetto idrografico del territorio; secondo paradigma, la pericolosita' sismica sempre del territorio.

Comincio dall'idrografia. Questo a dir il vero e' l'aspetto piu' importante dei due, solo per il fatto che lo stato gia' da molto tempo ha previsto i Piani di Bacino: strumenti tecnico-amministrativi capaci di incidere profondamente sulle attivita' umane (es.: Piano di Bacino del Fiume Po).

Qui sotto sono rappresentati i bacini idrografici principali del Veneto:

Immagine dei maggiori bacini idrografici del Veneto
Veneto - Bacini idrografici principali

Come si nota di seguito solo la provincia di Belluno e' sensatamente centrata sull'intero bacino montano del Fiume Piave:

Bacini idrografici principali e provincia di Belluno

mentre per le restanti province le competenze territoriali proprio non si sposano con la variabile territoriale acqua:

Bacini idrografici principali su tematismo 'province'

Avrebbe molto senso da questo punto di vista unire Vicenza con Padova che insistono sull'unico bacino idrografico dei Fiumi Brenta-Bacchiglione. Un po' meno bene ha senso unire Verona e Rovigo, per via del bacino montano del Fiume Adige che poco si sposa con quello del Canal Bianco.

Ma unire Padova con Treviso, proprio non le vedo:

Bacini idrografici su tematismo 'unioni VR+RO, PD+TV'

Diversa e' la situazione dal punto di vista della pericolosita' sismica. Qui ci si muove su una prateria giovane, dove le regole stesse sono giovani ed in continua evoluzione. Per non dire dei piani di emergenza comunali e provinciali: assolutamente un embrione.

L'attuale mappa di pericolosita' e' quella approvata con ordinanza della Protezione Civile 3519/06 e rappresentata qui sotto con passo 0,02° limitatamente al Veneto. Notare la linea punteggiata che delimita l'inviluppo dei confini comunali tra zona 2 e zona 3 (ovviamente si notano comuni di zona 2 sbordare nel verde della zona 3: cio' e' dovuto al criterio seguito da POA di classificare un comune in base al punto di pericolosita' piu' elevata contenuto nel suo territorio):

Mappa di pericolosita' sismica secondo OPCM 3519/06 (0,02°)

Idem dicasi per la linea scura continua che delimita a nord-est della regione l'inviluppo dei comuni in zona 1, scelti con lo stesso criterio maggiormente conservativo (qui si deborda nel rosso e nel giallo ocra della zona 2).

Faccio notare che gia' dalla sola mappa, ancor prima di zonare, e' sparita dal Veneto la zona sismica 4 (i progettisti lo sanno?).

Da notare ancora, per inciso, che i valori di questa mappa (passo 0,05°) non coincidono esattamente con i valori tabellati nelle NTC-2008. Mah...

Stando pertanto all'ordinanza della Protezione Civile la zonazione sismica del Veneto sarebbe la seguente:

Zonazione sismica 'virtuale' secondo OPCM 3519/06

Se prendiamo ora le nuove super-province proposte dal governo Monti otteniamo:

Pericolosita' sismica nelle super-province VR+RO, PD+TV

Anche qui l'unione amministrativa proposta fa a pugni con l'omogeneita' del territorio.

Dal punto di vista sismico era piu' conveniente raggruppare le province in senso sudovest-nordest come di seguito:

Super-provincia RO-PD_VE
dove si scopre che sono da raggruppare senz'altro le province di Rovigo, Padova e Venezia.

Concludendo?

Beh, concludendo si puo' dire qui alle Officine - dove non c'e' voto di scambio - che dal punto di vista idrografico conveniva unire Vicenza con Padova e, meno bene, Verona con Rovigo. Senz'altro Belluno doveva stare da sola.

Dal punto di vista sismico, invece, Rovigo Padova e Venezia andavano messe assieme. Ancora una volta Belluno non poteva che restare uguale a prima.

Voti finali (in decimi): Belluno resta com'e', 7+, Verona unita a Rovigo, 6, Padova unita a Treviso, 4.

Ed in ossequio a criteri idrografici: Vicenza virtualmente unita a Padova, voto 7.

Le nuove province secondo POA


L'ISTAT APRE I SUOI DATI AL PUBBLICO
Continuo la notizia di prima mostrandovi qualche altro giochino reso ora possibile con i dati dell'ISTAT.

Questa e' una rappresentazione della densita' delle attivita' antropiche nella mia regione:

Sezioni ISTAT 2012 (Fonte ISTAT)

Mentre di seguito la stessa informazione e' intersecata con la pericolosita' sismica del territorio:

Sezioni ISTAT 2012 e pericolosita' sismica nel Veneto


e qui con le zone sismogenetiche del Modello ZS9:

Sezioni ISTAT 2012 e Modello sismogenetico ZS9

Mi pare ce ne sia su cui speculare, vero?

Se vi interessano gli open data vi lascio un link stupendo della mia regione: dati.veneto.it. A voi cercarne altri... e magari condividerli qui (ve ne sarei veramente grato).

Ah, chi fosse curioso di leggere i primi risultati del censimento 2011 puo' scaricarsi il relativo opuscolo.

^  ^  ^

Bene bene.

Post eterno. Me ne scuso e spero che con tutte 'ste immagini la banda non ne abbia sofferto.

Vi auguro quindici giorni di splendido lavoro. Un abbraccio novembrino.
Vs. POA

[ 153°] THE NEW ADMINISTRATIVE DIVISION OF THE TERRITORY
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domenica 14 ottobre 2012

[153°] CASE STUDY: APPARECCHI D'APPOGGIO IN ACCIAIO

Nei gia' molti anni di pubblicazione di POA non ho mai avuto cosi' poco tempo da dedicarvi. Vi lascio un post che suona un po' come il vecchio e rilassante Carosello. Che probabilmente molti di voi, data l'eta', nemmeno sanno cos'e'.

1a comunicazione di servizio
Un lettore mi dice che non riceve il post pur essendosi iscritto alla mailing list di POA. Dopo alcuni mumle...mumle... scopro che non aveva confermato l'iscrizione cliccando sul link di ritorno. Ovviamente il servizio vuole conferma che non si tratti di un indirizzo di posta elettronica fasullo o birichino.
(Mannaggia)

2a comunicazione di servizio
Privatamente sono stato piccato per non aver dato seguito agli impegni editoriali presi con i lettori nel post 146° relativo al recente terremoto padano-emiliano.
E' vero. Ma non me ne ero dimenticato. Solo manca il tempo.
(Mannaggia^2)

3a comunicazione di servizio
Al post 145° sempre sul recente terremoto un anonimo ha lasciato un interessante commento cui devo sempre rispondere.
(Mannaggia^e^x)

4a comunicazione di servizio
La terza puntata sulla previsione dei terremoti ha una gestazione piu' lunga del previsto. Ma ci sono buoni motivi. Ogni cosa a suo tempo, anche se ogni promessa e' un debito.
(Mannaggia/0.)

5a comunicazione di servizio
Se sentite uno scoppio, sono stato io.

Ed ora via di corsa agli argomenti del post:

- apparecchi d'appoggio in acciaio per ponti
  tarantolato sulla via di Damasco da una cerniera e 
  da un carrello
- il "dopo emergenza" del terremoto 2009 a L'Aquila
  conferenza stampa del ministro Barca sulla chiusura
  dell'emergenza post-sisma 2009 in Abruzzo


APPARECCHI D'APPOGGIO IN ACCIAIO PER PONTI
Girare il territorio a testa all'insu' certe volte e' istruttivo.

E' dai tempi dell'esame di Costruzioni di Ponti che mi era rimasta la curiosita' di capire come funzionavano gli apparecchi d'appoggio in acciaio per ponti.

Caso ha voluto che m'imbattessi qualche anno addietro in un paio di cerniere e di carrelli che dal punto di vista funzionale parevano ben congegnati.

Ve ne rendo partecipi.

Ecco qua (la passerella e' antecedente alle NTC-2008):

Foto aerea del sito ove insiste la passerella
Topografia - Can. Malgher (bacino del F. Lemene)
Foto della passerella vista da valle
Passerella - Prospetto da valle (luce = 48 metri)
Foto dell'impalcato della passerella
Impalcato
Foto del vincolo a carrello in sponda destra
Vincolo a carrello (spalla destra)
Foto del vincolo a cerniera in sponda sinistra
Vincolo a cerniera (spalla sinistra)

Naturalmente nulla funzionerebbe a dovere se non fossero effettivamente impediti gli spostamenti verticali con un idoneo vincolo per ciascun appoggio alla spalla:

Foto del vincolo verticale su entrambe le spalle
Vincolo verticale (su entrambe le spalle)
Cool, vero?

Naturalmente i miei compagni di biciclettata mi hanno abbandonato.


IL "DOPO EMERGENZA" DEL TERREMOTO 2009 A L'AQUILA
Immagino che chi vive lontano dal cratere sismico aquilano si sia un po' perso le vicende tecnico-amministrative susseguenti al tragico terremoto del 2009.

Tuttavia molto e' successo.

Tra questo e' rilevante la fine dello stato di emergenza post-terremoto.

Riporto il testo della norma:
"Lo stato di emergenza dichiarato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 aprile 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 2009, a causa degli eventi sismici che hanno interessato la provincia dell'Aquila e gli altri comuni della regione Abruzzo il giorno 6 aprile 2009, gia' prorogato con i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri 17 dicembre 2010 e 4 dicembre 2011, pubblicati nelle Gazzette Ufficiali n. 1 del 3 gennaio 2011 e n. 290 del 14 dicembre 2011, cessa il 31 agosto 2012.".

La cosa e' giuridicamente rilevante, e difatti vi si legge piu' oltre:
"A decorrere dal 16 settembre 2012, la ricostruzione e ogni intervento necessario per favorire e garantire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite dal sisma del 6 aprile 2009 sono gestiti sulla base del riparto di competenze previsto dagli articoli 114 e seguenti della Costituzione, in maniera da assicurare prioritariamente il completo rientro a casa degli aventi diritto, il ripristino delle funzioni e dei servizi pubblici, l'attrattivita' e lo sviluppo economico-sociale dei territori interessati, con particolare riguardo al centro storico monumentale della citta' dell'Aquila.".

I lettori curiosi di capire i meccanismi dello stato in condizioni di emergenza possono trovare il testo integrale delle disposizioni qui parzialmente citate, al Capo X-bis del decreto-legge 83/2012 voluto da Monti e noto come "misure per la crescita del paese".

Da ultimo e' molto interessante la conferenza stampa resa il 12 ottobre scorso dal ministro Barca.

L'atmosfera di questa conferenza mi piace come avere un gatto nelle mutande ma credo sia utilissima per riavvolgere il nastro sulle ultime vicende del terremoto abruzzese.

P.S.: nel sito del ministro trovate un notevole link al suo lavoro sul terremoto abruzzese.

^  ^  ^

Bene. Fine della pausa caffe'.
Stavolta leggero.

Vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro. E se tutto fila liscio vi aspetto il 4 p.v.
Vs. POA

[ 153°] STEEL BEARINGS FOR BRIDGES
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domenica 23 settembre 2012

[152°] LE VERIFICHE POST-TERREMOTO SECONDO LE NTC-2008

Ho un mal di testa da favola. Ma non credo sia il virus del Nilo.

Via subito agli argomenti del post:

- le verifiche post-terremoto secondo le NTC-2008
  nel passato ogni evento sismico si portava dietro norme
  di verifica ad hoc: oggi non e' piu' cosi'
- tre quesiti alla Protezione Civile nazionale
  tre domande al contact-center della Protezione Civile
  nazionale dopo il decreto-legge "Emilia"


LE VERIFICHE POST-TERREMOTO SECONDO LE NTC-2008
Non ci avevo fatto caso, ma le NTC-2008 normano anche il post-terremoto.

Durante i miei sette anni di controlli nel campo dell'edilizia in zona sismica ho sperimentato l'applicazione della norma sugli edifici esistenti solo nei casi di adeguamento sismico o di miglioramento sismico come descritti al punto 8.4.

In effetti le NTC-2008 prevedono anche altre situazioni di verifica obbligatoria, diverse dalle precedenti, e comprensive appunto delle condizioni post-terremoto. Lo fanno al punto 8.3.

Personalmente situazioni simili non mi era mai capitato di considerarle. E nella mia esperienza si sono verificate per la prima volta nel caso del terremoto padano-emiliano di quest'anno.

Ma andiamo con ordine.

La norma del 2008 impone la valutazione della sicurezza in caso di terremoti significativi (vedi punto 8.3).

La circolare esplicativa (vedi punto C8.3) soccorre chiarendo che "per valutazione della sicurezza s'intende un procedimento quantitativo volto:

1° caso: a stabilire se una struttura esistente e' in grado di resistere o meno alle combinazioni delle azioni di progetto contenute nelle NTC;

oppure

2° caso: a determinare l'entita' massima delle azioni (...) che la struttura e' capace di sostenere con i margini di sicurezza richiesti dalle NTC (...).".

Si osservano due cose: la prima e' che il caso 1° ed il caso 2° possono ridursi ad un unico caso di valutazione delle azioni massime rappresentative della capacita' della struttura, salvo il successivo confronto con i livelli richiesti dalle NTC.

La seconda cosa che si nota - ben piu' importante - e' che nell'ambaradam di verifiche si devono prendere sempre per riferimento le situazioni di progetto dettate dalle NTC-2008.

Io credo, a questo punto, che sia ben difficile che i ns. edifici esistenti, specie se sorti in zone originariamente non classificate sismiche, soddisfino ai criteri di sicurezza dettati nel 2008 e per giunta in localita' oggi dichiarate sismiche.

La norma infatti valuta anche il gap, appunto.

Ma che ne facciamo di questo gap? (e' questo il busillis!)

La norma al riguardo e' alquanto birichina. Infatti (vedi punto 8.3 ultimo capoverso) vi si legge: "Il progettista dovra' esplicitare, in una apposita relazione, i livelli di sicurezza attuali o raggiunti con l'intervento e le eventuali conseguenti limitazioni da imporre nell'uso della costruzione.".

E la testa mi pulsa a 100 quando leggo (vedi punto C8.3):

"Per le problematiche connesse, non si puo' pensare di imporre l'obbligatorieta' dell'intervento o del cambiamento di destinazione d'uso o, addirittura, la messa fuori servizio dell'opera, non appena se ne riscontri l'inadeguatezza. Le decisioni da adottare dovranno necessariamente essere calibrate sulle singole situazioni (in relazione alla gravita' dell'inadeguatezza, alle conseguenze, alle disponibilita' economiche e alle implicazioni in termini di pubblica incolumita').".

Le pulsazioni vanno addirittura fuori scala con la seguente (sempre punto C8.3):

"Saranno i proprietari o i gestori delle singole opere, siano essi enti pubblici o privati o singoli cittadini, a definire il provvedimento piu' idoneo (...).".

Bolle nere risalgono dai liquori della coscienza...


TRE QUESITI ALLA PROTEZIONE CIVILE NAZIONALE
Il nocciolo della questione e' il comma 7 dell'articolo 3 del decreto-legge "Emilia":

"Al fine di favorire la rapida rispresa delle attivita' produttive (...) il titolare dell'attivita' (...) in quanto responsabile della sicurezza dei luoghi di lavoro (...) deve acquisire la certificazione di agibilita' sismica rilasciata ai sensi delle norme tecniche vigenti (...) da un professionista abilitato e depositare la predetta certificazione al Comune territorialmente competente.".

Do' per scontato che il lettore abbia gia' avuto il piacere di confrontarsi con questa norma.

E' stato a seguito di un invito di professionisti che ho girato tre domande al contact-center della protezione civile nazionale. Per telefono. (Non e' stato agevole.)

Ecco le tre domande:

D1) il tecnico deve eseguire la verifica secondo i criteri dell'OPCM 3274/03?

D2) l'accelerazione di progetto e' quella delle NTC-2008?

D3) il livello del 60% e' riferito ad un edificio equivalente di nuova costruzione?

Le tre risposte via mail sono state le seguenti:

R1) il tecnico non deve eseguire la verifica secondo i criteri dell'OPCM 3274/03, ma deve fare riferimento ai criteri riportati nelle NTC-2008;

R2) No. E' quella dell'OPCM 3519/06;

R3) fatta la verifica il livello di sicurezza ottenuto dovra' essere pari al 60% come normato nel D.L. 74/2012, articolo comma 10. Questi criteri rispondono alle esigenze del territorio colpito dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio.

Va anche ricordato che le verifiche di agibilita' sismica, dopo la conversione in legge del decreto-legge "Emilia":
  • vanno fatte solo per edifici con ben precise carenze (collegamenti strutturali assenti o incompleti, tamponature prefabbricate, scaffalature non controventate);
  • in caso di prodotti deperibili, esse sono sostituite dalla verifica di agibilita' ordinaria;
  • possono essere provvisoriamente certificate dopo l'esecuzione di opere anche provvisionali che abbiano escluso o risolto le suddette carenze strutturali (collegamenti, tamponamenti e scaffalature);
  • vanno fatte entro l'8 dicembre di quest'anno;
  • vanno fatte nel rispetto degli ulteriori criteri e cadenze temporali introdotte dal comma 10, sempre dell'articolo 3.
 Le perplessita' sono moltissime, almeno per POA.

Alcune su tutte:
  • cos'e' l'agibilita' sismica? e' la sicurezza conseguita considerando anche le condizioni sismiche di progetto delle NTC-2008?
  • l'agibilita' ordinaria e' quella del testo unico dell'edilizia, oppure e' la sicurezza conseguita senza considerare le condizioni sismiche, ma solo quelle statiche?
  • perche' il certificato "provvisorio" del comma 8-bis e' previsto anche per casi di assenza di problematiche strutturali ai collegamenti, tamponature, scaffalature
  • le materie deperibili fanno davvero la differenza? anche se stanno dentro ad un frigorifero?

^  ^  ^

Bene, post terminato.

Mi rendo conto che sembra un rosario di dubbi. Tuttavia credo che ognuno di noi sia titolato a darvi una sua risposta, quanto meno ragionata ma di tutto rispetto.

Si consideri ormai che il tecnico certifica tutto, nel campo edilizio come quello di prevenzione incendi. Perche' no in quello strutturale?

Serve solo un ottimo avvocato.

Vi auguro i soliti 15 giorni di buon lavoro. Alla prossima.
Vs. POA

P.S.: un grazie a Giorgio per l'immagine di testa!

[ 152°] SEISMIC ASSESMENT OF EXISTING CONSTRUCTIONS ACCORDING TO THE ITALIAN NTC-2008
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domenica 2 settembre 2012

[151°] PREVEDERE I TERREMOTI: LA GUIDA DEFINITIVA - 2a puntata

Prima di iniziare a leggere prendete carta e matita, e disegnate uno gnomone aureo. Ne avrete ben incontrato uno durante le vs. vacanze.

Settembre 2012: sesto anno tutti assieme qui alle Premiate Officine Antisismiche. Wow! E con questi argomenti:

- le tolleranze dimensionali nelle procedure edilizie
  una via di salvezza per far tornare le misure in cantiere
- prevedere i terremoti - seconda puntata: PSHA
  a volo d'uccello verso la Probabilistic Seismic Hazard Analysis
- gnomi e gnomoni
  una collana di testi matematici in edicola


LE TOLLERANZE DIMENSIONALI NELLE PROCEDURE EDILIZIE
Per la pedemontana vicentina gira un ingegnere con due paia di palle.

Vero!

E' nato normale ma visto che gli ero stato sguinzagliato dietro per sospetto abuso edilizio col nobile incarico di tagliargliele via (le prime due), cosa che poi non avvenne, ritengo il soggetto come doppiamente fortunato.

All'epoca ero un abile Tagliatore del Genio Civile ma chiusi il verbale ritenendo le modifiche apportate in sede di cantiere del tutto compatibili con la natura dell'intervento (allora una ristrutturazione edilizia).

Ricevetti dal poveretto - gia' a gambe all'aria - l'epiteto di "Vero Signore", cosa che ancora dopo anni mi lusinga e mi sostiene nei (frequenti) momenti di pianto professionale.

A dire il vero la tentai con cuore impavido, sulla base di un sincero convincimento ingegneristico. E la cosa convinse i cuori.

Tuttavia non e' sempre facile trovare nella norma i presupposti per la (cristiana) tolleranza nei confronti di chi in cantiere realizza su progetto.

Sappiamo tutti, in realta', che una misura non e' mai x-metri, bensi' x-metri piu' o meno un qualcosa che raramente scende al di sotto della sensibilita' strumentale.

Mi sovviene ora delle tolleranze nella prevenzione incendi. Che nobilta' di pensiero!

Ma ecco una chicca:

"Ai fini dell'applicazione del presente articolo (34, comma 2-ter del testo unico per l'edilizia, N.d.R.), non si ha parziale difformita' del titolo abilitativo in presenza di violazioni di altezza, distacchi, cubatura o superficie coperta che non eccedano per singola unita' immobiliare il due per cento delle misure progettuali."

Trovate quest'atto di carita' all'articolo 5 del Decreto-Sviluppo 2011.


PREVEDERE I TERREMOTI - SECONDA PUNTATA: PSHA
Riepilogo le idee con cui ci eravamo lasciati al termine della prima puntata.

Alla fatidica domanda "Quando capitera' a casa mia un forte terremoto? " s'era sostitutita quella piu' ragionevole "Quale probabilita' c'e' che in un intorno di raggio r ed in un intervallo di tempo Δt capiti un terremoto di magnitudo non inferiore ad M? ".

Lasciatemi chiamare questa domanda D1.

Quindi e' sembrato piu' ragionevole accettare di rispondere a D1 secondo un approccio probabilistico anziche deterministico; lasciando aperta la scelta al tipo di impostazione probabilistica preferibile, o forse dovrei dire piu' convincente di altre.

Per rispondere a D1 infatti possiamo immaginare un'intera famiglia di approcci, tutti con impostazione probabilistica. E tra questi trovare quello che meglio risponde al caso nostro, che vale la pena di ricordarlo, e' e sara' sempre un caso specifico: un territorio con vari avvallamenti, una data stratigrafia, una data storia geologica e come sempre, in un dato intervallo temporale.

Cio' che dovrebbe accomunare questi approcci e' il partire da una statistica di casi noti (i terremoti di catalogo?) per arrivare ad una distribuzione di densita' di probabilita' di accadimento (la ns. variabile aleatoria).

Sempre nella prima puntata s'erano viste due applicazioni di quanto detto: la prima era la mappa di pericolosita' sismica del Progetto S1, la seconda erano le mappe di probabilita' di accadimento riportate dal sito earthquake.bo.ingv.it

Merita iniziare questa seconda puntata con alcune considerazioni.

La prima considerazione e' che questo tipo di discorsi sono - a parere di POA - un tantino esorbitanti dal contesto ingegneristico in senso stretto. Mi spiego: la risposta a D1 e' ancora tipica di un contesto di ricerca, piuttosto che di un approccio applicativo tipico dell'ingegnere.

L'ingegnere infatti tende a trovarsi in un certo senso la pappa bell'e pronta: con un calcolo piu' che altro convenzionale sceglie l'azione sismica di progetto e si prepara ad evitare il peggio in un periodo nominale di 50 anni.

Ripeto: per noi ingegneri la scelta della situazione di progetto e' una questione convenzionale, sulla quale peraltro (forse) si ragiona (troppo) poco, come dimostra il fatto che quasi mai ci discostiamo dalle azioni  minime di legge. (Ma sara' mai possibile?)

D1 invece richiede un approccio fortemente multidisciplinare, in un ambito squisitamente ancora di studio e di ricerca, lontanissimo dal potersi affrontare con i (rozzi) strumenti risolutivi dell'ingegnere.

Un ingegnere che risponde a D1 me lo vedo un po' come un carpentiere che entri con martello e chiodi in una sala operatoria dove si sta facendo della microchirurgia.

La seconda considerazione e' che deve essere gia' previsto cosa fare una volta che qualcuno da' la risposta a D1.

E questa seconda questione non e' affatto banale.

Infatti accettato che una probabilita' pari a 0,9999 (99,99%) equivale alla pratica certezza di accadimento, e di converso la probabilita' 0,0001 (0,01%) equivale alla pratica certezza di non accadimento, resta da stabilire quale sia il valore che diamo alla nostra vita, o in altri termini quale sia il grado di fiducia al quale intendiamo allarmarci, molto, ma molto seriamente.

Ad esempio con una probabilita' di 0,25 siamo disposti a trasferci in auto per dormire all'aperto? d'inverno? e quanto a lungo?

Fatte queste premesse flash, torniamo a D1 e vediamo cosa si puo' trovare in internet sulla questione.

La prevedibilita' dei terremoti e' diventata di primaria attenzione dopo il terremoto de L'Aquila del 6 aprile 2009. Pochi giorni prima la Commissione Grandi Rischi aveva dato prova di non essere affatto preoccupata della sequenza sismica in corso nell'Aquilano con un proprio controverso verbale di riunione.

Dato il tragico epilogo dei fatti fu incaricata una commissione di esperti di accalarata fama mondiale per esprimere un autorevole parere sulla prevedibilita' o meno dei terremoti. In pratica si chiedeva loro se aveva senso porsi D1.

Si tratta della c.d. commissione Bertolaso, istituita il 21 aprile 2009.

La commissione ha condotto il proprio incarico producendo due memorie.

La prima memoria e' molto sintetica e parimenti molto efficace. E' stata consegnata il 2 ottobre 2009. L'ho letta in italiano e per la sua efficacia espositiva la consiglierei come lettura anche ai non addetti ai lavori.

La seconda memoria l'ho scoperta solo di recente ma e' stata consegnata al governo italiano il 30 maggio 2011. Non saprei giudicarla ora ma dico solo che il DPC non l'ha neppure tradotta in italiano: ufficialmente per non incorrere in errori esegetici imputabili alla traduzione.

Mah...

Direi pero' che per quanto mi riguarda queste due memorie potrebbero costituire ancora per qualche anno il bignami sullo stato dell'arte - per un povero strutturista quale sono - in fatto di previsione dei terremoti.

In giro per il Web tuttavia si puo' trovare anche moolto altro materiale. Ne cito qualcuno.

C'e' un bellissimo articolo su questo argomento a firma di Giuseppe Grandori ed Elisa Guagenti, due professori del Politecnico di Milano.

Bellissimo nel senso che vi si imparano molte cose, molti concetti che abitualmente l'ingegnere pratico ignora. Tuttavia mi pare un articolo anche un tantino polemico. Ed il divertente e' che le conclusioni non sarebbero a detta di POA proprio in linea col restante articolo.

Il concetto e' un po' questo: si', e' vero che i terremoti non sono prevedibili a breve termine in risposta di quesiti di tipo D1, e cio' per la mancanza di un precursore attendibile (l'articolo si focalizza sul concetto di precursore e previsioni a breve). Tuttavia la combinazione probabilistica di due mediocri precursori puo' portare a distribuzioni di accadimento di tutto rispetto per la prevedibilita' a breve termine.

E guarda caso proprio questo sarebbe stato negligentemente trascurato per il terremoto abruzzese del 2009.

Un altro bellissimo articolo per chi volesse iniziare un viaggio sul tema della prevedibilita' dei terremoti e' quello a firma di Giuliano F. Panza et a. pubblicato su 21-esimo secolo Scienza e Tecnologia (n. 3-2009).

Vi s'impara che lo stato dell'arte e' negli atti cadenzati dell'International Seminar on Prediction of Earthquakes, e che ci si sta arrabbattando da un po' con algoritmi predittivi del tipo CN e M8, e che senza un modello e una comprensione sismogenetica dei luoghi non si va da nessuna parte.

Ma cio' che piu' attrae dell'articolo e' la bibliografia. Da qui ho potuto risalire alla vera chicca: Engineering Seismic Risk Analysis di C.A. Cornell, in pratica il papa' concettuale della ns. mappa di pericolosita' sismica (il San Giuseppe del caso, via). Ve ne cito solo una frase, giusto per il piacere dell'olfatto:

"This paper introduces a method for the evaluation of the seismic risk at the site of an engineering project. The results are in term of a ground motion parameter (such as peak acceleretaion) versus average return period. "

Neh...

Tuttavia c'e' anche chi scrive nel 2000:

"The variability in seismic hazard evaluations in so wide that there is no state-of-the-practice. This wide variability is in part due to the inconsistent use of terminology, misleading terminology, and widespread misunderstandings of the basic methodologies used in seismic hazard evaluations. One source of the problems leading to the large variability in practice is the lack of well-written, easy to understand papers or textbooks on the topic of the seismic hazard analysis."

Perbaccolina.

Chi e' resistito sino a qui avra' capito che l'attuale scienza di previsione dei terremoti e' intimamente legata a molte discipline elementari, tra tutte la sismologia ed il calcolo probabilististico.

Come sempre se si vuole entrare dalla porta principale e' necessario partire dalla storia. E la chiave di ricerca si chiama PSHA: Probabilistic Seismic Hazard Analysis.

Da dare in pasto a Google...


GNOMI E GNOMONI
Ve lo ricordate Tafazzi? (Guardate solo Tafazzi!)

Be', da ingegnere non vi dico che gusto quando sbaglio mira...

Gira per le edicole una nuova collana di letture matematiche. Cose da leggere in viaggio.

Il prezzo non raggiunge per un centesimo i dieci euri a volumetto.

Ho qui il primo volume: "La Sezione Aurea", di Fernando Corbalan.

Credo un piacere, con veramente poche bottigliate. Aspetto il n. 13: "La certezza assoluta ed altre finzioni. I segreti della statistica", di Pere Grima.

Procuratevi un treno, parola.

P.S.: ah, lo gnomone aureo e' un triangolo particolare. Descritto a pagina 72 del libro citato.

^  ^  ^

Che piacere ritrovarvi! Qui alle Officine.
Alla prossima, tra 15gg. E buon lavoro.
Vs. POA
 
[ 151°] THE EARTHQUAKE'S FORECAST: THE ULTIMATE GUIDE
 No english version for this post... sorry.

mercoledì 25 luglio 2012

[150°] LE CARATTERISTICHE SISMOLOGICHE DEL RECENTE TERREMOTO PADANO-EMILIANO (1° aggiornamento)

Un cantiere mi sta assorbendo...

Riesco a malapena a tenere aggiornato il post che raccoglie (secondo POA) le notizie piu' interessanti e fruibili sul recente terremoto emiliano.

Il post a cui fare rinvio e' il n° 146.

Il sito dell'INGV continua a riportare una pagina aggiornatissima ed interamente dedicata alle notizie sul terremoto. Vi si trova il recente Rapporto finale rilievo macrosismico QUEST: e' un po' come entrare in un ospedale passando per il pronto soccorso (mi si perdoni il paragone). Chi non ha troppo tempo per la lettura dovrebbe sbirciare la sezione "Osservazioni generali" a pagina 12 del rapporto.

(QUEST sta per Quick Earthquake Survey Team.
Mah...)

E poi vi si trova pure una relazione alquanto tecnica sulla deformazione al suolo (confesso di averla solo guardata).

Vedo che il blog dell'INGV resiste.

Mi son messo da parte i post sul momento sismico, il discorsivo catastrofe o terremoto, il rapporto macrosismico e da ultimo due mesi di attivita' sismica.

Continua pure a crescere la pagina web che ReLUIS dedica allo stesso argomento.

Qui vi trovo dei documenti imponenti ma che allo stesso tempo mi lasciano un po' perplesso, come questa moda di sparar fuori linee guida e magari solo in bozza. Boh, sara' un segno del progredire dei tempi...

Qui la squadra 166 dei verificatori ha lasciato traccia delle proprie verifiche, ma forse in maniera troppo sintetica ed omettendo di esplicitare il giudizio di agibilita' finale. Peccato, sarebbe stato un utile confronto con altre esperienze.

Vedo che il rapporto preliminare sull'evento e' stato aggiornato. Siamo alla versione 2.11.

Sul tema dei "capannoni" anche il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha detto la sua dando parere favorevole sulla proposta di Linee guida per la valutazione della vulnerabilità e interventi per le costruzioni ad uso produttivo in zona sismica.

L'autore del documento - che non mi piace (ma io sono un ingegneruncolo) - e' il Servizio Tecnico Centrale dello stesso Consiglio Superiore. Il parere (di cui non trovo purtroppo piu' il link, sob!) e' il n. 43 del 22 giugno 2012.

Sfido a capire se questo documento tecnico e' stato ufficializzato in qualche modo, oppure no.

Ed avanti.

Alla pagina della Rete Accelerometrica Nazionale (RAN) si trova un ulteriore report, a piu' firme tra cui il Dipartimento di Protezione Civile nazionale (DPC).

Come pure vi si trova pubblicato il bollettino accelerometrico del mese di maggio.

Il Dipartimento della Protezione Civile ha messo su una simpatica paginetta web dedicata agli effetti macrosismici del terremoto. E manco a dirlo vi si trova un originale rilievo macrosismico speditivo con tanto di guida alla scala MCS.

A livello amministrativo, invece, le mie conoscenze sono ferme ai seguenti atti principali:

1) il decreto-legge 6 giugno 2012 n. 74 che e' destinato a diventare il provvedimento quadro di tutto l'ambaradan (e' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 131del 7 giugno)

2) il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 luglio 2012, che stabilisce come dividere quei pochi euri che ci sono

[Agg. 26-7-2012] Marco mi segnala la pagina web dove trovare gli atti amministrativi della Regione Emilia Romagna. Fatto.

P.S.: trovo ora anche questo report di Eucentre di taglio geologico.

Infine non potevo fare a meno di postare alcune elucubrazioni delle Premiate, messe su sempre con strumenti gis e con i dati dell'INGV e del Geoportale Nazionale.

Le avete di seguito.

Due suggestive geo-localizzazioni degli epicentri:
 
Epicentri in coordinate geografiche (datum ETRF 89)


Area epicentrale - Maggio e Giugno 2012


La stessa rappresentazione di prima, ma "montata" sul modello sismogenetico ZS9:

Visualizzazione dei dati INGV e GN mediante software AdB-Toolbox


Ed infine la sequenza tempo-magnitudo dei terremoti nei mesi di maggio e giugno (le linee verdi sono rimaste li' per mia dimenticanza....)


Fonte INGV


Dati grezzi INGV


Dati grezzi INGV

L'appuntamento sarebbe per il 1° agosto (il mio cantiere non va in ferie).
Ma vi auguro ugualmente 15 giorni di proficuo lavoro. Non si sa mai.
Vs. POA
 
[ 150°] SCIENTIFIC DATA ABOUT THE RECENT EARTHQUAKES IN CENTRAL NORTHERN ITALY - UPDATED
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sabato 7 luglio 2012

[149°] PREVEDERE I TERREMOTI: LA GUIDA DEFINITIVA – 1a puntata


...affinche' si compissero le Scritture.
Gia', anche il Nazareno dovette fare non pochi salti mortali affinche' le profezie che lo riguardavano non fossero sbugiardate.


I TERREMOTI TRA PREVEGGENZA E PREVISIONE 
Comincia la prima di tre puntate di un lungo e mai terminato viaggio sul tema della prevedibilita' dei terremoti.

Anzitutto le Premiate si scusano con i lettori per il titolo. Non e' stile da POA stupire con effetti speciali. E difatti non ci sara' nessun effetto speciale se non quello di scambiarci un quanto di conoscenza.  (Solo un espediente per i motori di ricerca)

Ma qua ci vorrebbe Umberto Eco: prevedere, predirre, premonire, preannunciare, profetare, annunciare, preavvertire, presagire, divinare, oracolare, vaticinare, oracoleggiare, sentire, pronunciare, sentenziare.

Misurare, calcolare, mai.

Sono tutti modi di affrontare il futuro capaci solo di dare rumore di fondo e di impedire di porre il problema nei giusti termini.

Sono convinto che le persone cerchino la risposta a questa domanda: dove sorge la mia casa e dove ho i miei interessi ci sara' un terremoto? E quando esattamente? E di quale intensita'?

Il quesito e' (scientificamente) legittimo e ammette anche una risposta non banale.

Occorre pero' rendere questo quesito, un quesito ingegneristicamente ben posto.

I presupposti della domanda:

1) una individuazione geografica per l'accadimento.
Andrebbe bene un cerchio di raggio R centrato su un qualche punto? Diciamo di si'.
Prendiamo allora ad esempio un cerchio con raggio mezzo chilometro centrato sul campanile di Mirandola.

2) un intervallo temporale.
Diciamo 10 anni? Diciamolo.

3) ed il terremoto? Come lo individuiamo?

Ci sono molte teorie scientifiche al riguardo. Io sono un modesto ingegnere e quindi mi affido a quel modo di rappresentare il terremoto forse il piu' imperfetto ma ad oggi il piu' immediato da applicare: il terremoto lo rappresento col suo picco di accelerazione al suolo.

Bene.

A questo punto, se si ammette che qualsiasi struttura dell'ingegneria possa resistere (anche senza calcoli) ad almeno il 10% del proprio peso, se girato come spinta orizzontale, potremmo allora ritenere anche che la nostra casa un terremoto con picco pari a 0,05-0,10 g sia in grado di sopportarlo. E senza danni.

Ma forse un terremoto con picco pari a 0,30 g no, questo non lo sopporterebbe.

Quindi la domanda di prima puo' essere riscritta in questo modo:

in una areola di raggio mezzo chilometro, centrata sul campanile della parrocchiale di Mirandola, avverra' un terremoto con picco di accelerazione maggiore o uguale a 0,3 g nei prossimi 10 anni?

Che io sappia, a questa domanda attualmente non si puo' rispondere in termini che gli scienziati chiamano deterministici. Cioe' non si puo' rispondere semplicemente: “si', avverra'” oppure “no, non avverra'”.

D'altra parte, scusate: le previsioni meteo le avete in questo modo? Chiaro che no. (C'e' solo una persona in Italia che se le previsioni danno neve in mattinata, alle due del pomeriggio manda in magazzino gli spazzaneve. Ed e' un tal sindaco...)

Ed allora perche' pretendere l'assoluta certezza nel caso dei terremoti?

Piuttosto bisogna essere a conoscenza che c'e' un modo scientifico per rispondere alla ns. domanda. Ed e' rispondervi in modo probabilistico.

Probabilistico vs. Deterministico.

In questo fondamentale cambio di vedute la domanda diventa:  

in una areola definita, quale probabilita' ho che avvenga un terremoto con picco di accelerazione maggiore di 0,3 g nei prossimi 10 anni?

Suona bene. Vero?

Ed il bello e' che la scienza sa dare una risposta a questa domanda. E lo fa appunto in termini di probabilita'. Cioe' in termini di fiducia con cui siamo in grado di accettare la risposta.

Apro una prima parentesi.

Ora POA vi stupira' con la sua capacita' divinatoria.

Primo vaticinio: nei prossimi 60 secondi dalla fine di questo post non avverra' nessun terremoto con picco maggiore a 0,3 g in un intorno di 10 metri del campanile di Mirandola.

Secondo vaticinio: nei prossimi 150 anni avverra' almeno un terremoto con picco superiore a 0,3 g nel nord Italia.

Faccio ridere, vero. E' un po' come voler vincere facile. Pero' non vi ho mentito. Ho solo portato un discorso probabilistico scientificamente corretto alle sue estreme conseguenze, o come si dice in ambito scientifico, l'ho portato al limite.

Ma anche al limite, non ho detto bugie.

In Italia negli ultimi 30 anni e' avvenuto un terremoto molto forte mediamente ogni 5 anni: quindi posso scommettere cio' che volete che ce ne sara' uno simile nel nord Italia nei prossimi 150 anni.

Non ho la certezza deterministica (100% di fiducia) ma la probabilita' che cio' accada veramente e' altissima: e' proprio come vincere facile.

Lo stesso all'estremo opposto.

Qui ho scelto l'area talmente piccola e l'intervallo temporale talmente breve, che solo il massimo della sfiga mi farebbe perdere la scommessa. Anche in un territorio martoriato come lo e' adesso il cratere sismico di Mirandola.

In mezzo a questi due estremi, beh c'e' da sudare le classiche sette camicie, ma si puo' scientificamente ragionare.

Si capisce a questo punto che gli ingredienti di un buon quesito sono:

1) porsi la domanda in termini probabilistici, esplicitando il livello di fiducia richiesto nella risposta (compreso tra 0 ed 1, oppure tra 0% e 100%, ovviamente estremi esclusi);

2) scegliere un'area di accadimento delimitata, non troppo piccola;

3) definire un intervallo di tempo, non troppo breve;

4) definire il livello di scuotimento massimo del terremoto in termini di accelerazione.

Se si fa cosi', la scienza la da' una risposta. Non e' vero che non si puo' dire nulla.

Solo che:

a) bisogna accettare un certo grado di incertezza (o simmetricamente di fiducia) insita nella risposta stessa;

b) non bisogna incavolarsi se poi la nostra fiducia non viene corrisposta (o come fa qualcuno, voler cambiare le mappe di pericolosita' sismica dopo un unico main shock andato storto).

Su quest'ultimo aspetto mi sovviene d'un caro amico che dopo avermi fatto i tarocchi, alla mia richiesta di ripetere la divinazione per una opportuna verifica, disse inorridito: "Non si puo'! i tarocchi si arrabbierebbero".

@zzo: non posso far due giri di tarocchi per vedere se dicono il vero perche' gli si girano le balle, pero' me la prendo con i sismologi che fanno i salti mortali tra modelli probabilistici della realta' che neppure il padreterno capisce?  

La gente comune deve imparare a ragionare con i terremoti negli stessi termini in cui ragiona per il tempo meteorologico.

Se ho la probabilita' del 20% che domani piova, io non porto via l'ombrello. Col 50% ci ragiono un po' su. Dove arrivo? Per quanto sto via? Sono con degli amici che mi possono prestare un ombrello?

Se ho la probabilita' del 50% che nei prossimi 50 anni mi arrivi un forte terremoto, qui, beh... devo fare un qualche ragionamento. E' poco ma sicuro. Altrimenti non sono neanche un fatalista. Sono un suicida.

Ecco, detto in soldoni, io credo sia questo il modo di porre la questione della prevedibilita' dei terremoti. Almeno per ora.

Qualcuno invece vuol far credere che la gente pretenda che le si telefoni per dirle: ehi, scappa via perche' nella prossima mezz'ora un terremoto ti buttera' giu' la casa.

Secondo me il rumore di fondo di quest'ultima mistificazione ha fatto si' che nessuno spiegasse alle persone quale fosse la vera domanda da porre.

E qui proprio non ce la faccio a non aprire una seconda parentesi, niente po po di meno che di (alta) filosofia.

Io credo che un tale sviamento culturale, impostato grazie anche ai media, non sia casuale.

Credo che tenere le persone nell'ignoranza sia molto piu' comodo, meno faticoso e anche molto piu' conveniente (monetariamente) per quelli che io chiamo i Moderni Pitagorici.

Cioe' per coloro che temono come fumo negli occhi che le persone possano ragionare a tutto campo con la propria testa e scegliere secondo i propri genuini interessi economici e culturali. Nel rispetto dei diritti altrui.

Una persona che ignora e' facilmente manipolabile. E per ogni ignorante c'e' in giro il suo burattinaio che lo sta cercando.  

L'ignoranza e' l'oppio dei popoli.

E i Moderni Pitagorici trovano sempre una scusa per impedire il cambiamento.

Dio che mal di testa. Meglio tornare a bomba ai ns. terremoti.

Ci sono in effetti anche studi nella direzione di preavvisare le persone per tempo, ad un arrivo di un terremoto. Tuttavia per quel che ne so i tempi di preavviso sono dell'ordine di pochissimi minuti (ne ha parlato Iunio Iervolino et a. recentemente su Le Scienze, Aprile 2011).

Per ora la previsione e' possibile solo in termini probabilistici.

E a dimostrazione di cio' cito due esempi.  

Il primo esempio e' per gli addetti ai lavori.

Se si apre il Progetto esse1, proprio sotto la mappa di pericolosita' sismica si puo' trovare un menu' a tendina.

Questo consente la scelta di uno tra tre valori: 16 50 e 84.

Sono i livelli di fiducia (percentili) che siete disposti a dare alla vostra previsione del terremoto di progetto: 16% 50% 84%.

Di solito si ragiona al 50% di fiducia. Il che significa che (a meno dei coefficienti di sicurezza) l'azione di progetto puo' essere probabilisticamente maggiorata dalla vs. sfiga nel 50% dei casi.

(A naso, mi sembrano troppi)

Il secondo esempio e' la carta di probabilita' di accadimento di un terremoto (comprensibile sicuramente da chi ha fatto una scuola media superiore).

Ne avete sentito parlare?

La prima mappa (Map A) da' la probabilita' che avvenga un forte terremoto entro una zona sismogenetica del Modello ZS4.

Ad esempio, POA sta in alto, sotto al Friuli. Qui si trova la zona sismogenetica 1 cui corrisponde la ragguardevole probabilita' del 28% che avvenga un terremoto con M5,5+ nei prossimi 10 anni.

Il colore e' marrone (e' un caso??).

Ma si puo' anche dire, con la seconda mappa (Map B): il comune di Mirandola sta in un'area giallina contraddistinta dal valore di densita' areale di probabilita' (diciamo...) di 5,2 x 10-6 a chilometro quadrato.

Orbene, se la superficie comunale di Mirandola e' di 137 km quadrati, allora la probabilita' che nei prossimi 10 anni accada un terremoto con M5,5+ e':

137 km2 x 5,2 x 10-6 km-2 = 0,07% 

S'e' sgonfiata dopo il main shock del 20 e del 29 maggio scorsi?

Concludo questa prima puntata dicendo, senza polemica, che la pubblica amministrazione cui spetta salvaguardare la salute pubblica in tutte le sue forme come pure l'istruzione delle persone, non dovrebbe stare in scacco di lobbies senza scrupoli dedite solo ai propri interessi finanziari.

Dovrebbe tirare dalla parte della sicurezza, cortesemente, ma con fermezza. E non attendere il prossimo grave terremoto, tra 5 anni.

P.S. Se dell'intervallo 0% - 100% si tengono solo gli estremi, si torna a ragionare in termini deterministici. Da oracolo, o se preferite, da tarocchi.

^  ^  ^
 Wow, che post interminabile.

Come sempre, quindici giorni di buon lavoro.
Vs. POA
[ 149°] The earthquakes' forecast: the ultimate guide
No english version for this post... sorry.

venerdì 15 giugno 2012

[148°] TIME OUT

1961. Io sono nato qui.





1961. I was born there.
Great short!